Probabilmente non l’avrà vista nessuno, distratto dal clamore della Formula 1, ma questa 12 ore di Sebring ha fatto veramente tremare i cuori degli appassionati. Accade una notte, perfetta, controllata dalle mani del destino e quindi incorruttibile da forze esterne, in cui ad un uomo deve andare tutto perfetto. Sabato era la notte di Romain Dumas, di Emmanuel Collard, di Timo Bernhard, di Roger Penske, isomma: della Porsche. Una cometa imprendibile nella notte della Florida, fuggente e bagnata dal fato, perchè nel mondo endurance molte volte è il destino a segnare la storia, perchè in questo tipo di corse, un uomo può fare qualsiasi cosa: giri record, sorpassi da urlo, finchè ad un certo punto il suo destino non si rivela, può accadere dopo due ore di gara, come a Peugeot, oppure a metà gara, vedi Audi, ma se la roulette gira a tuo favore; bhe, arrivi in fondo senza alcun tipo di problema, insomma:”bagnato dal destino”.
La Porsche torna al successo dopo venti anni nella “sua” 12 ore di Sebring, conquistando la 18a vittoria assoluta nella corsa americana. Mai nessuno come loro, imprendibili anche per coloro che fino a quest’anno potevano contendere almeno uno di quei primati: le 13 vittorie consecutive. Ci sava provando Audi, leader delle ultime 7 edizioni, ma il cuore ha chiamato vendetta e proprio una Porsche ha distrutto l’incantesimo, in una notte strana, perchè erano anni che una 12 ore di Sebring non richiamava un interesse così alto. Questa volta c’erano tutti: Porsche, Peugeot, Audi ed Acura, più un foltito gruppo di outsider. Le qualifiche, il tremendo botto della Mazda ed il saggio presentimento:”ne vedremo delle belle”.
Sabato la gara, tirata come non mai: Peugeot a fare la lepre, prima imprendibile e poi spettatrice, perchè nell’endurance- come dicono le nonne quando i nipotini fuggono dalle marachelle-:”le lepri si prendono senza correre”. Serve a poco ritornare in pista e stampare giri record, ormai, il destino aveva fatto la sua prima vittima. Quella vettura che ormai da due anni è sempre più simile al mito di Prometeo: veloce, imprendibile, teconologicamente fantastica, ma dannatamente fragile e “sfigata”.
Audi davanti, poco prima del tramonto, ma poi i freni ed una toccata con una Porsche 997 di classe GT2 obbliga il trio dei saggi: McNish, Capello e Kristensen agli straordinari notturni. Allan e Tom dopo la mezzanotte- italiana- fanno i pazzi, cacciatori di una preda lontana e prescelta. Ci prova l’Acura, ma nulla da fare, solo 13″ al traguardo di distacco, con Fernandez e Lally a sportellarsi per il secondo posto, inseguiti dall’esperto e coriaceo Guy Smith. Lasciando ad altri, quelli che fanno le cronache, il compito di spiegare la frustrazione per il ritiro dell’Acura dell’Andretti Green; quella insomma, sulla quale, nelle prime ore di gara, Marco Andretti aveva fatto “il Mario Andretti”.
Che spettacolo la notte di Sebring! Ci voleva e ci ha fatto bene, perchè la notte illuminata dai fari di queste comete, che per una notte ogni tanto non stanno in cielo, ci ha fatto “rizzare il collo al pan degli angeli” come non accadeva da tanto. E adesso aspettiamo Le Mans; quest’anno, bella come non mai.
Giacomo Sgarbossa
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Io l’ ho vista la 12 ore di Sebring…tutta…fino fondo.Poco mi importa se il Lunedì ero stravolto e addormentato. per una gara così lo rifarei subito!
bellissima gara, complimenti alla Porsche ma preferivo la vittoria dell’Audi con Dindo Capello in festa nella notte di Sebring.
Ciao Marco!
Non dirmi che sei stato fra quei 130 pazzi che hanno ascoltato la mia telecronaca fino le 3.00 di notte. Sarei pronto a regalarti una LMP1….
No…Ma la LMP1 la accetto cmq volentieri:grin: