Da quando entrò a far parte della IRL nel lontano 2003, Scott Dixon aveva due sogni in serbo per poter entrare nella storia. Uno, il campionato e lo vinse proprio nell’anno del debutto, e il secondo obiettivo è sempre stata la Indy 500.
Un sogno che si era trasformato in un incubo per poi tramutarsi in realtà, infatti il neozelandese più veloce d’America è riuscito a conquistare la corsa più prestigiosa ed ambita del mondo. Trionfo che era nell’aria dopo un inizio di stagione fenomenale ed un mese, quello di Maggio, che lo ha definitivamente consacrato come il numero 1 ma non completamente perchè mancava il sigillo finale e per fare ciò, doveva aspettare il 25.
Dopo tante ore di attesa e con un’atmosfera finalmente distesa dopo giornate di pioggia, la gara parte e con essa anche 33 caldi partecipanti. Dixon condivide la fila con il compagno Wheldon e Briscoe, ma dopo appena un giro percorso lui, si il neozelandese è già pronto a far saltare il banco e a distruggere la concorrenza con quel suo piede pesante ed una monoposto praticamente perfetta.Tornando alla gara, il primo ad aprire le danze con gli incidenti non poteva che essere Graham Rahal, vincitore a St Petersburg ma sfortunato nell’affrontare gli ovali.
A seguire, una marea di incidenti che vedono protagonisti Marty Roth e Jaime Camara, usciti a causa di una turbolenza mentre erano a caccia di un improbabile sorpasso. I colpi di scena continuano perchè la Indy 500 è così, travolgente e ricca di momenti imperdibili, infatti a pagarne le spese a sorpresa vi è anche Tony Kanaan. Il brasiliano dell’Andretti Green viene a contatto con Sarah Fisher e la corsa finisce per entrambi. Per Kanaan è una stagione nera che lo vede praticamente perseguitato da incidenti e prestazioni opache, quindi non poteva che accadere lo stesso anche sull’ovale più prestigioso. Il ritiro del brasiliano apre le porte del paradiso ai vari Dixon, Castroneves e Andretti che non hanno problemi e si dirigono verso l’ennesima sosta in pit lane. Questi sarà teatro del contatto tra Briscoe e la Patrick. L’australiano anticipa l’uscita dal suo box e si scontra con la vincitrice di Motegi. Per entrambi poteva essere una corsa con un esito molto più positivo e proprio la Patrick pare pensare questo quando cerca addirittura di aggredire il collega in questione.
Ma la Indy 500 non finisce qui e iniziano i primi problemi per i vari Schekter e Wheldon, protagonisti di una gara che non li ha visti al centro dell’attenzione ed infatti un guasto tecnico per entrambi non ha cambiato radicalmente le sorti della gara. Duecento giri di fuoco e Vitor Meira, autore di una stagione non proprio esaltante, addirittura si trova in testa alla corsa quando oramai siamo alle battute finali ma un fenomenale Scott Dixon è troppo forte per tutti e va a conquistare la sua prima Indy 500 della carriera.
Da notare, oltre all’ottimo risultato del secondo arrivato Meira, anche la prestazione di un generoso Andretti che Domenica ha saputo gestire una gara che lo vedeva fuori dai giochi. Insomma, dopo un mese di assoluto spettacolo, questa 92esima edizione della Indy 500 oramai entrerà a far parte della storia, quindi tutti diretti a Milwaukee per un’altra Domenica di assoluto spettacolo.
Stefano Chinappi
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