Hanno chiesto a Ecclestone: “Che ne pensa delle donne in Formula 1?” ha risposto: “Okay, trovatene una perfetta per il marketing, che sia nera, bellissima, ebrea o musulmana e che parli spagnolo.” Solito cinismo. Può darsi che in Formula 1 uno stereotipo così non sia ancora arrivato, ma nelle serie minori sono già tantissime le ragazze che sgomitano per raggiungere la maggior serie automobilistica, considerando che il gentil sesso manca alla F1 da ben 15 anni.
Gli americani pare che abbiano trovato la loro diva delle 4 ruote: sto parlando ovviamente di Danica Patrick.
Danica (classe 1982) nasce nel Wisconsin, ma il suo cammino agonistico non è totalmente americano, in quanto dopo anni di gavetta nei kart, ha corso nel 1999 in Inghilterra nella Formula Vauxhall e nei due anni successivi nella Formula Ford. Il 2002 è l’anno della Formula Barber Dodge americana e il 2003 la vede concludere in sesta posizione la Formula Atlantic. Nello stesso anno Danica partecipa anche all’American Le Mans Series nella quale si classifica 16°. I 2 anni successivi segnano una svolta nella carriera della promettente ragazza americana: piazzandosi 3° nel campionato della Formula Atlantic (2004) e classificandosi 4° nella 500 Miglia di Indianapolis (2005), si aprono per lei le porte per la Indycar.
Danica è la copia perfetta della donna adatta per il marketing che Ecclestone si auspicava tanto: bella e brava, una vamp bruna che di sera si sfila il casco, si scioglie i capelli e indossa biancheria Victoria’s secret, a letto e sulle riviste. Proprio così, la promettente Danica si fa fotografare in pose sexy e provocanti davanti alla sua auto e alle macchine d’epoca. Si è vero, forse non sarà nera, ebrea o musulmana, ma sotto il baby-doll il talento c’è: nel 2005 esordisce in Indy Racing League e si piazza al 12esimo posto in classifica. Nel 2006, con lo stesso team (Rahal Letterman Racing) ottiene uno dei suoi migliori piazzamenti (nona, con 302 punti conquistati). Prima dell’inizio della stagione 2007 della IndyCar League, giravano voci che potesse correre la stagione nella Nascar, poi è stata invece iscritta al campionato IRL (nel quale è iscritta anche Sarah Fisher) e ha concluso la stagione al settimo posto. Attualmente corre con il team Andretti Green con il quale Danica è passata alla storia il 20 aprile scorso, riuscendo a salire sul primo gradino del podio sul circuito di Motegi, in Giappone, piazzandosi davanti a Helio Castroneves: “Sapevo di seguire la stessa strategia di Helio e quando si è fermato non potevo crederci – ha detto la Patrick- l’essere donna non c’entra, io credo in me stessa come pilota.”
E a credere in lei sono in molti: a marzo si era paventata l’ipotesi di un possibile scambio Barrichello-Patrick tramite il quale Danica avrebbe potuto lambire le coste della Formula 1, ma l’affare si è risolto in una bolla di sapone; Un test con la Honda è comunque in previsione per il prossimo inverno: c’è chi parla di astuta manovra pubblicitaria e chi invece sostiene che davvero Miss Patrick sia pronta per il “Grande Schermo”. Si vedrà! Quel che è certo è che Danica intende, prima di tutto, portare a termine una stagione in Indycar che le sta dando grandi soddisfazioni.
“Vorrei che la f1 fosse composta solo da donne” così ha esordito Berger alla faccia di Ecclestone qualche giorno fa; e come dargli torto!
Ma perché le donne in Formula 1 non riescono ad affermarsi?? I numerosi tentativi falliti delle donne hanno solo alimentato la salda opinione comune (sbagliata!), che una donna non può, fisicamente e psicologicamente, gareggiare con successo. In realtà, la profonda differenza sul numero di presenze tra maschi e femmine, sta nel fatto che, purtroppo, al momento, pochissime donne hanno sviluppato un interesse per gare e meccanica così forte da poter tentare la scalata alla Formula 1. L’altra faccia della medaglia vede numerosissimi piloti uomini che gareggiano anche nelle formule minori, e tra questi, molti non sono all’altezza della situazione; il problema è che i media continuano solo a sottolineare i fallimenti delle ragazze, senza preoccuparsi di quegli uomini che hanno, in un certo senso, “sbagliato strada”.
Vanessa Sacchi
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ottimo articolo! ..tra l’altro Danica è salita subito agli onori della cronaca perchè fece segnare con Rahal Letterman una pole storica in Kansas due o tre anni dopo quella di Sarah Fisher in Kentucky e nella 500 Miglia di Indy nell’anno del debutto (proprio nel 2005) arrivò quarta lottando ad un certo punto anche per la vittoria finale.. (fece un quarto posto anche a Motegi la gara prima di Indy)..mi ricordo che quando trasmettevano la IRL su SI in chiaro con Roberto Cinquanta al commento, era accreditata molto essendo una rookie, però con il tempo non ha dimostrato di avere la continuità giusta che serve non solo per vincere le gare, ma per restare costantemente durante la durate delle gare tra i primissimi, pronti a prendersi un piazzamento a punti importante.
Però se dovessi scegliere qualcuno da portare in F1 sicuramente punterei su Dixon per quel che ha dimostrato (e non solo quest’anno)… per Kanaan, Franchitti e Castroneves il tempo purtroppo è ormai passato..
@Marco N.:
Dixon fece un test per la Williams nel 2004 e sembrava destinato a debuttare con il team nel 2005. Considerato come andò la Williams in quella stagione, Dixon fece bene a rinunciare all’offerta. Si sarebbe bruciato un talento.
Si è vero, accadde verso i primi mesi di quell’anno, infatti Ganassi aveva un rapporto quasi speciale con Williams visti i rapporti passati che avevano visto sia Zanardi che Montoya passare in F1 dopo aver gareggiato per il team di Chip. Sicuramente è come dici e Scott si sarebbe bruciato forse troppo presto. Ti dirò in più un’altra cosa, ovviamente a titolo personale di parere soggettivo: uno come Bourdais che ha stravinto in lungo e in largo in Champ Car ora è costretto a fare quasi la comparsa in F1 non avendo un volante abbastanza competitivo per le sue doti (spero sempre che “avanzi” di grado per far vedere di che pasta è fatto a tutti, anche perchè la sua esperienza precedente in F1 non fu tanto positiva (tracollo Arrrows) . Dixon se solo arrivasse in un team di medio livello credo potrebbe fare davvero bene. Però è anche vero che è uno di quelli che serve a rilanciare a livello mondiale la Indycar (che non fa deve fare da “serbatoio” di talenti alla F1, perchè il suo ruolo è di ricoprire le vesti di seconda categoria massima a ruote scoperte, dopo l’addio della CART/CCWS)