Domenica 3 Agosto 2008, il carrozzone della F1 fa tappa nell’Europa dell’est, più precisamente in Ungheria al circuito/toboga/Kartodromo (chiamatelo come volete) dell’Hungaroring.
Uno di quei circuiti strani, di quelli che li guardi e ti chiedi il perché stiano lì in calendario, tra le futuristiche cattedrali nel deserto (in tutti i sensi visto dove ormai si va a correre) e i mostri sacri che hanno fatto la storia, stretto, lento e per certi versi pure insulso, spesso teatro di autentiche processioni di vetture che hanno fatto addormentare pure il più stoico degli appassionati e fatto nascere la convinzione che per vincere lì devi fare solo una cosa, la pole position, poi puoi pure guidare come se fossi in autostrada tanto nessuno ti passerà.
E quindi suona quantomeno strano che questa tappa del mondiale sia una costante nientemeno che dal 1986 (giungendo così quest’anno alla sua 22esima edizione) e che a volerlo fortissimamente sia stato Bernie Ecclestone in persona.
Ma leggendo la data della prima edizione si può facilmente intuire quali furono i veri motivi che portarono Mr. Ecclestone a spingere per avere un Gp in Ungheria, nel 1986 infatti era ancora in essere la famosa “cortina di ferro” tra l’Europa dell’Est e dell’Ovest (ricordate il muro di Berlino?) e un Gran Premio in casa di “quellilà” avrebbe rappresentato un bel segnale di distensione e apertura mentale…nonché un ottimo colpo mediatico.
Ma veniamo a fatti puramente sportivi, pochi sanno che in realtà il primo Gran premio in terra magiara si tenne addirittura nel 1936, in un circuito di 5 kilometri ricavato nel parco di Budapest e che a sfidarsi quel giorno (il 21 giugno) ci furono gli squadroni ufficiali Auto-Union, Mercedes e Alfa Romeo con il leggendario Tazio Nuvolari che si aggiudicò la vittoria.
Pochi anni dopo purtroppo esplose la Grande Guerra e così l’Ungheria rimase a secco di motori per ben 50 anni, sino a quel week-end del 10 agosto1986 che vide la vittoria di Nelson Piquet, che con la formidabile Williams Honda FW11 ebbe ragione del giovane Ayrton Senna su Lotus Renault 98T, che, scattato dalla pole diede vita a un formidabile duello con il suo connazionale di Rio a suon di sorpassi rimasti indelebili nella storia degli appassionati.
Un inizio formidabile!…ma un fuoco di paglia seguito nelle 2 successive edizioni da altrettanti noiosissimi trenini che vedono Piquet bissare il successo dell’86 con la medesima Williams Honda seguito nuovamente da Senna, ancora su Lotus ma stavolta motorizzata Honda e giunto con 37 secondi di distacco.
Il 1988 vede finalmente la vittoria di Ayrton con l’invincibile Mp4/4 ancora motorizzata Honda (e siamo 4 su 4 per la casa giapponese) che domina prevalendo sull’acerrimo compagno-rivale Prost che giunge secondo a poco più di 5 decimi da Ayrton dopo una bella rimonta dalla sesta piazza in griglia.
E veniamo così al 1989, dove accade quello che non ti aspetti, su un circuito così dove i sorpassi in tutta la gara si contano sulle dita di una mano c’è un uomo, anzi un super-uomo che da solo ne colleziona ben 11, si chiama Nigel Mansell e guida la futuristica quanto inaffidabile Ferrari 640 contraddistinta con il mitico numero 27 che fu di Gilles Villeneuve.
Le cose a dir la verità non sembravano mettersi bene per i rossi, con Berger sesto e Mansell addirittura 12esimo e costretto a partire dai box, ma come spesso accade nelle corse la gara sancì tutt’altro verdetto.
Il leone infatti scatta come una furia e salta uno dopo l’altro tutti gli avversari che lo dividono dal battistrada Senna che viene raggiunto dal ferrarista al 57esimo giro.
Nigel a questo punto è nella scia del brasiliano che si trova di Fronte la Onyx di Stefan Johansson da doppiare, Ayrton (è sempre stato un cannibale nei doppiaggi) ha un’impercettibile esitazione nella manovra, tanto basta a Mansell per infilarsi all’esterno dei 2 e prodursi in uno dei più bei sorpassi della storia recente della F1, a questo punto la testa della corsa e sua e non la mollerà più fino al traguardo, vincendo la corsa con ben 26 secondi di vantaggio su Senna.
Continua domani….
Mirko Gibbi
Share this content: