La F1 fa tappa sul mitico circuito di Spa-Francorchamps, che a ragione viene considerato uno dei pochissimi tracciati “vecchio stile” ancora rimasti nel calendario iridato. Nonostante il GP del Belgio a volte si sia corso in altre sedi (Nivelles, Zolder), Spa resta la “sede storica” di questo Gran Premio. Oggi esso rappresenta il circuito più lungo del mondiale con i suoi quasi 7 chilometri di lunghezza, tuttavia in origine esso misurava più del doppio. Il circuito fu creato nel 1924 unendo alcuni tratti adibiti alla viabilità ordinaria, ma fino al 1939 non c’era la famosa curva dell’Eau Rouge, che veniva bypassata da una curva più lenta, detta “Ancient Douane”. La modifica che portò a includere l’Eau Rouge si dovette al fatto che gli organizzatori belgi volevano a tutti i costi che Spa diventasse il circuito più veloce d’Europa, visto che non potevano competere con gli infiniti rettilinei del circuito di Tripoli, in Libia, dove si toccavano medie da 230 all’ora. Nel 1933 si assistette a una delle tante imprese di Nuvolari, che ingiustamente viene poco ricordata: Tazio, dopo un diverbio con Enzo Ferrari che con la sua Scuderia faceva correre le Alfa, decise di presentarsi in Belgio a bordo di una Maserati e, nonostante partisse ultimo, già alla fine del primo giro si presentò in testa a tutti per poi vincere imperiosamente. Nel ’37 si assistette a una tremenda ed entusiasmante battaglia a tre fra Hasse, Stuck (entrambi su Auto Union) e Lang (Mercedes) con il primo che prevalse vincendo il suo primo e unico GP. Prima della pausa forzata dovuta alla guerra mondiale, nell’edizione del 1939 avvenne un gravissimo incidente nel quale perì il giovane Richard Seaman, in testa alla corsa con la sua Mercedes, slittando sotto la pioggia e urtando un albero prima del rettilineo che precede la Source, i serbatoi si incendiarono e per Seaman, la più grande promessa del motorismo inglese di quegli anni, non vi fu nulla da fare. Il circuito di Spa davvero non perdonava, e fu teatro di altri gravissimi incidenti: nel ’60 Chris Bristow e Alan Stacey, in due incidenti distinti, perdono la vita, mentre va meglio a Moss che resta solo ferito alla gambe. Quel giorno in gara c’è anche un giovanissimo Clark, che in seguito dirà sempre di odiare questo circuito. Nonostante ciò, Jim vincerà ben 4 volte consecutive a Spa, diventando uno dei maestri di questo circuito (Fangio negli anni ’50 vi aveva vinto 3 volte). A proposito delle vittorie di Clark, solitamente schiaccianti, va raccontata l’edizione del 1964: Dan Gurney, sulla sua Brabham, è in testa sin dai primi giri e ne mancano solo tre al termine, ma all’improvviso rompe la pompa della benzina e in testa passa così Graham Hill. Quando manca un solo giro alla fine, Hill non transita sul traguardo, fermato anche lui dalla pompa del carburante. In testa c’è ora Bruce McLaren davanti a Clark. Ma non è finita. Dal tornante della Source, la Cooper di Bruce esce lentissima a causa della rottura della cinghia dell’alternatore e prosegue soltanto per via della discesa. Per McLaren è una lotta contro il tempo, mancano pochi metri, ma alle sue spalle c’è Clark che, ignaro di quanto sta succedendo, esce dalla Source e supera McLaren a soli 100 metri dal traguardo andando a vincere. Un finale beffardo. Nel ’66 durante il GP sono presenti le telecamere di Hollywood per riprendere scene per il film “Grand Prix” e così vengono immortalate le immagini di una delle più grandi carambole collettive mai viste in F1, dovuta alla pioggia che si scatena subito dopo il via nella zona del lunghissimo rettilineo di Masta, che congiunge Malmedy a Stavelot: un rettilineo in mezzo alla campagna, con ai lati un pub (!), alcune case private e, come se non bastasse, una scarpata, dove la Brabham di Bonnier resta miracolosamente in bilico! Stewart fu quello che subì le conseguenze più serie nella carambola, e proprio da questo incidente Jackie comincerà la sua crociata per la sicurezza che portò il circuito di Spa, nella sua originaria configurazione, a scomparire dal calendario da lì a poco. Lo scozzese immortalò la sfida che i piloti dovevano sostenere nel gareggiare a Spa dicendo: “Correre a Spa è come camminare in equilibrio su una corda in una giornata ventosa”. Nel ’70, ultima edizione sulla Spa “lunga”, alcuni diedero del vigliacco a Stewart per via delle sue richieste in materia di sicurezza per evitare pericoli gratuiti, ma poi in qualifica Stewart salì in macchina e fece la pole position infliggendo due secondi a tutti, dimostrando quanto fosse… “vigliacco”! In quell’anno, la gara vide un eccezionale duello tra la March di Amon e la BRM di Pedro Rodriguez. Amon le tentò tutte, sul filo dei 300, per superare Rodriguez, ma il messicano riuscì a resistere e vinse. Lo sfortunato Amon, si sa, non riuscirà mai a vincere un GP iridato, ma in quell’occasione segnò il giro più veloce alla tremenda media di quasi 245 all’ora! Se vi recate a Spa, potete ancora oggi vedere il vecchio circuito, e c’è da rabbrividire nel pensare che su strade pubbliche tra fossati, case, alberi, pali della luce, fondo sconnesso Amon sia riuscito a fare quella media, e non bisogna dimenticare che a rovinare tale media interveniva il tornantino della Source dove le F1 dell’epoca rallentavano fin quasi a fermarsi. Ma con l’edizione del 1970 va definitivamente in pensione la vecchia Spa lunga 14 chilometri. D’altronde, se si pensa che Graham Hill un giorno disse che più di una volta in qualifica si trovò sulla sua traiettoria una anziana signora che abitava ai bordi del circuito e che attraversava la pista per buttare l’immondizia sul lato opposto della strada, allora si capisce che le montanti esigenze di sicurezza non potevano essere più soddisfatte su tale tipo di circuito stradale. Per ritrovare Spa in calendario bisogna arrivare al 1983, sulla versione “accorciata” che tutti conosciamo. In quei tredici anni la F1 in Belgio si sposterà tra circuiti come Nivelles (tracciato piatto e impersonale, poco amato dai piloti) e Zolder, circuito quest’ultimo legato a episodi drammatici come la morte del meccanico della Osella investito dalla Williams di Reutemann nell’81 (un altro meccanico, dell’Arrows, verrà investito sulla griglia, riportando “solo” alcune fratture) e il tragico volo di Gilles Villeneuve nelle qualifiche dell’edizione 1982. Nel 1985 si assiste a un fatto unico nella F1 “televisiva”: si corre a giugno e per il troppo caldo l’asfalto letteralmente si scioglie, costringendo al rinvio il GP, che verrà recuperato poi in settembre. A fine anni ’80, vent’anni dopo Clark, ecco un nuovo re indiscusso di Spa: Ayrton Senna che, dopo aver vinto con la nera Lotus il GP dell’85, infila una serie di altre 4 vittorie consecutive tra le foreste delle Ardenne tra l’88 e il 91, trionfi che ogni volta l’avrebbero proiettato verso ciascuno dei suoi tre titoli iridati o comunque lo avrebbero rilanciato nella corsa alla vittoria finale. L’ultimo trionfo di Ayrton su questa pista, 1991, coincide con l’esordio fragoroso di un giovanissimo Michael Schumacher, settimo in prova con l’altrettanto debuttante Jordan ma subito fermo per un guasto alla frizione. Esattamente 12 mesi dopo, 1992, Schumi centra la sua prima vittoria in F1 proprio nella pioggia di Spa, sancendo di fatto l’inizio del suo dominio su questa pista che lo vedrà primeggiare ben 6 volte tra il ’92 e il 2004. Un rapporto intenso, quello di Michael con la pista di Spa: qui, nel 1994, subirà una discussa squalifica per consumo anomalo dello scalino del fondo-vettura dopo aver stravinto, prendendosi la rivincita arrivando primo poi per tre anni consecutivi dal ’95 al ’97 (la prima delle quali partendo in ottava fila). Nel 1998 Spa diviene il teatro della più spettacolare carambola in partenza mai vista, per fortuna senza danni ai piloti. Alla seconda partenza Schumi domina, ma poi al momento di doppiare la McLaren di Coulthard, avviene il famoso tamponamento che porterà a una quasi-rissa nei box, con Michael infuriato al box McLaren per “regolare di persona” il conto con David. Per fortuna non si ripeté la “scazzottata” del 1987, quando Mansell tentò un ottimistico sorpasso a Senna che eliminò entrambi: il Leone inglese piombò inferocito nel box Lotus e afferrò Senna per il collo, subito fermato dai meccanici accorsi. Tornando al 1998, fra carambole e risse, Damon Hill (che a Spa aveva già vinto nel 1993 con la Williams) ottenne la sua ultima vittoria in F1, che coincise anche con la prima vittoria del team Jordan. L’edizione del 2000 vede il celeberrimo gran sorpasso di Hakkinen su Schumacher alla fine del rettilineo del Kemmel, con Zonta involontario terzo incomodo, una manovra da brivido che però non impedirà a Schumi di vincere il titolo, il primo tanto atteso con la Ferrari. Michael rivincerà nei due anni successivi, nel mezzo di stagioni dominate dalla Ferrari. Nel 2003 il Gp del Belgio non si corre per insulse questioni di pubblicità anti-fumo, mentre Spa progressivamente diviene l’ultimo circuito della “vecchia guardia” in mezzo alla marea montante dei circuiti asettici “alla Tilke”. Nel 2004 Raikkonen su McLaren vince per la prima volta a Spa proprio nel giorno del settimo e ultimo titolo mondiale di Schumacher; il finlandese si ripeterà l’anno dopo, nel corso della sua inutile rincorsa a Alonso, vincitore del titolo. Dopo un altro anno senza la F1 in Belgio, nel 2007 Raikkonen vince per la terza volta a Spa davanti a Massa per una perentoria doppietta Ferrari, in una stagione inquinata dalla nota spy-story che darà al finlandese il primo titolo iridato. Proprio la striscia vincente di Kimi, primo a Spa nelle tre ultime edizioni, viene vista di buon auspicio per la gara di domenica prossima dai sostenitori della Ferrari e dai supporter del finlandese, che naviga in un periodo non troppo favorevole. Sia come sia, domenica tutti i veri amanti della F1 si godranno quello che resta il circuito più bello del calendario iridato, e se la curva dell’Eau Rouge ormai viene fatta in pieno e non è più la curva “da pelo” di una volta (ricordiamo gli incidenti di Zanardi nel ’93 e delle BAR nel ’99), pazienza. L’importante è che Spa resti uno dei teatri della F1 e che Ecclestone vada in.. “pensione” prima di mettere in atto una voce che rimbalza in questi giorni: Bernie vorrebbe tagliare gran parte del circuito attuale perché pensa che “il pubblico non merita di aspettare troppo tempo per vedere ogni singolo passaggio dei piloti”; Mr. Ecclestone, lei pensi pure ai miliardi dei diritti TV, ma per favore lasci stare Spa così com’è: gli appassionati, per una volta, la ringrazieranno.
Francesco “Sundance76” Ferrandino
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