C’è mancato poco. Davvero molto poco. Il filo che legava i “bambini” a quell’aquilone argenteo era tesissimo e quasi vicino a rompersi. La pioggia cadeva scrosciante, senza tregua, scorreva come un fiume in piena e con la stessa velocità passava il tempo, infilando uno dopo l’altro i metri che ci dividevano da quel sogno magicamente infantile, da quel traguardo dannatamente vicino. I bambini del prato si erano allontanati; ognuno agli antipodi del proprio cuore, ognuno con la paura pronta con il dardo della realtà a dare il colpo di grazia alla speranza, ormai schiacciata dal peso dei fantasmi del passato. E il pugno di ciascuno stringeva forte quella corda che li univa, che andava man mano spezzandosi, che faceva crescere il dolore tanto da far mancare il respiro. Sembrava la fine, sembra un rewind dell’anno prima; l’aquilone si faceva sempre più piccolo, sempre più lontano e ogni goccia che lo colpiva pesava come un macigno, tanto da riuscire a sentirle una per una in fondo all’anima.
Ai bambini luccicavano gli occhi, le lacrime cominciavano a scendere lente, quasi avessero paura di affrontare quella realtà così assurda. Poi all’improvviso, mentre la presa si allentava sempre di più, una folata di vento fece scendere l’aquilone verso quegli occhioni impietriti, la speranza si drizzò in piedi, fece sua la freccia della realtà, e con la poca forza che gli era rimasta, colpì la paura. L’aquilone d’argento, impregnato di pioggia, sembrò gettarsi tra le braccia di quei piccoli sognatori, che mai avevano pensato di lasciarlo andare; lo strinsero insieme, in un tripudio di lacrime e di risate, in un attimo così caotico da non vedere niente intorno a loro.
Adesso lo sentivano leggero tra le dita, lo sentivano loro, sapevano che non se ne sarebbe più andato… …e all’unisono decisero di aprire il pugno, per dare la possibilità a Lewis Hamilton di librarsi nel cielo, con onore, per poi planare sui cuori di noi tifosi, come se guidasse una stella, come solo i grandi campioni sanno fare…
…e così verso sera o a tarda notte, nei lettini dei bambini come nei lettoni dei più grandi, tra chi dormendo riusciva a sorridere e chi sorridendo non riusciva a dormire, il popolo dei veri tifosi archiviava una giornata da tramandare ai posteri, pensando a come descrivere, a figli e nipoti, quegli attimi in cui il mondo della Formula 1 non ha potuto fare altro che inchinarsi al cospetto del nuovo re!
Vanessa Sacchi
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E’ un bel prologo, peccato che il fine non è per tutti lieto…
“tra chi dormendo riusciva a sorridere e chi sorridendo non riusciva a dormire, il popolo dei veri tifosi archiviava una giornata da tramandare ai posteri, pensando a come descrivere, a figli e nipoti, quegli attimi…” è un bellissimo pezzo, perchè da sconfitto ho ritenuto che questo mondiale è stato uno dei più belli della storia, e non è facile essere felici da sconfitti, ma quest’ambiguità va attribuita alla grandezza di questo sport…stupendo!
Sono emozioni forti, che solo chi le vive può capire. Riteniamoci fortunati ad aver assistito a un GP che sarà ricordato negli annali, riteniamoci fortunati ad essere tifosi, di qualsiasi scuderia, perchè la F1 non è solo tecnica, è cuore. E i nostri cuori vengono accesi da quella passione che nessuno ci potrà mai togliere…