Dopo la giornata di test non ufficiali di ieri, oggi a Sebring non si è girato in pista in attesa del debutto ufficiale della giornata di domani, approfittiamo quindi per fornire qualche curiosità per addentrarci ancor di più nell’atmosfera rovente e festosa della Florida.
Numeri di gara che “danno i numeri”: nella storia della 12 ore è accaduto che nell’edizione del 2000 le Viper del team Oreca dominarono le prove della LM GT1 recando sul cofano i numeri 91, 92 e 93 posizionandosi al 1°, 2° e 3° posto. Per di più in gara le medesime auto terminarono nell’ordine 7°, 8° e 9°. Magia dei numeri…
Sebring e la Formula 1: la pista floridense ha visto per la prima volta le monoposto della massima serie nel 1959 per il primo Gran Premio degli Stati Uniti.
Numero di pit stop: al giorno d’oggi si è abituati a vedere durante la 12 ore un numero di fermate ai box compreso fra 12 e 15 a macchina, nel lontano 1952 la Frazer Nash si fermò solo 4 volte.
Motore anteriore o posteriore: fino al 1959 a Sebring vinsero esclusivamente auto con motore anteriore, poi dall’anno seguente iniziò l’epopea delle macchine con motore posteriore, che salvo rari casi prosegue anche oggi, l’ultima affermazione di un propulsore anteriore risale al 1994 con una Nissa 300ZX.
Re delle corse americane: ad aver trionfato a Sebring ad a Indianapolis sono stati solamente in quattro, piloti rispondenti ai nomi di Bobby Rahal, AJ Foyt, Arie Luyendyck e Mario Andretti.
Famiglie da corsa: nel 1956 i coniugi Peggy e MJR Willie furono i primi consorti a sfidare l’asfalto di Sebring, imitati nel 1982 da John Paul sr con il figlio John Paul jr. In anni recenti, addirittura ci fu una famiglia trionfante in due categorie, i fratelli Jim e Will Pace che si imposero nella classifica scratch e nella categoria LM GT2.
Cambio automatico: nel 1965 la Chaparral tentò l’introduzione in gara di una vettura dotata di trasmissione automatica trionfando al primo tentativo.
Giocare in casa: nel corso degli anni ’80 la Phoenix prese parte a diverse edizioni della 12 ore di Sebring, con la particolarità di essere costruita nello stabilimento adiacente la pista.
Buona la prima: nonostante l’oggettiva durezza della gara, diversi sono stati i costruttori che hanno trionfato con le auto alla prima gare, si ricordano infatti l’Audi R10 (2006), l’Audi R8 (2000), la BMW LMR (1999), Ford Mk IV (1967), Chaparral 2 (1965), Ferrari 250P (1963), Ferrari 960 Monza (1956) e Ford X-1 (1966).
Tanti podi e zero vittorie: anche la 12 ore di Sebring ha il suo Chris Amon, infatti Dereck Bell è salito per ben sei volte sul podio con quattro secondi posti senza mai veder per primo la bandiera a scacchi.
Tom il vichingo alla conquista degli States: il danese Tom Kristensen è assolutamente il re delle gare endurance fra i piloti attuali, infatti in bacheca ha 4 corone d’alloro per la 12 ore di Sebring, che fanno compagnia alle 8 conquistate a Le Mans.
Finalmente il bis: l’anno scorso, dopo innumerevoli tentativi, la Penske Racing è riuscita nella storica impresa di trionfare alla 12 ore di Sebring e alla Daytona 500, rispettivamente per l’American Le Mans Series e per la NASCAR.
Bibendum re dei gommisti: la Michelin ha preso l’abitudine di vincere a Sebring, infatti vanta per ora ben 10 vittorie consecutive dal 1999 al 2008 con BMW, Porsche e Audi.
Attori piloti: oltre al compianto Paul Newmann, sicuramente il più famoso attore di mestiere e pilota come hobby, a Sebring ci hanno provato star del cinema come Steve Mc Queen, James Brolin, Gene Hackman, David Carradine, Craig Nelson, Dick Smothers e Lorenzo Lamas.
Davvero una storia carica di aneddoti affascinanti quella di Sebring. E da domani si inizia a fare sul serio.
C.J.
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