SHANGHAI 19.04.2009 Stavolta non ci ha potuto nemmeno il diffusore dei miracoli, né Button, né Brawn, né la Safety Car. Sebastian Vettel non vince, sarebbe un offesa dire così, ma stravince, domina, mettendo le ali proprio come recita un famoso spot. Il tedesco, mentre gli altri annegano nello speranza che una bagnina come Pamela Andreson in Baywatch occorra in loro aiuto, fa gara a sé nuotando a dorso, a rana e in stile libero, come se l’acqua fosse il suo habitat naturale.
A dir la verità “la bagnina” in questo sport prende il nome di Safety-car che per 8 giri getta il salvagente, salvo poi rientrare per il ciclo “si salvi chi può”.
START La gara quindi comincia dopo otto tornate, e subito Hamilton infila Raikkonen il cui motore non sembra esprimersi al meglio. Il finnico è in difficoltà, tant’è che anche Buemi e Massa lo staccano in poco tempo. Tra gli anneganti anche Jarno Trulli risulta in crisi. L’italiano ha un passo vistosamente lento e presto perde la quinta posizione facendosi sopravanzare da Buemi, Massa, Kovalainen, Glock ed Hamilton. L’inglese della McLaren, colmo di benzina, commette un errore e si gira, salvo poi ripartire senza alcun problema.
Al diciassettesimo giro Kubica centra in pieno Trulli, danneggiando irrimediabilmente il posteriore dell’italiano, e compromettendo la propria gara visto che l’ala anteriore del polacco deve essere sostituita. Chissà se il rosso e il bianco della Toyota sono stati interpretati da Kubica come i colori di un salvagente. L’ingresso della SC è inevitabile.
SC Button, Barrichello e Buemi ne approfittano immediatamente per rifornire, mentre entrambe le RedBull continuano, viste le soste effettuate qualche giro prima. Vettel continua a guidare la gara, seguito da Button, Massa, Webber, Raikkonen, Barrichello, Kovalainen, Bourdais, Buemi, Glock, Nakajima, Alonso, Fisichella, Piquet, Rosberg, Heidfeld, Kubica e Sutil.
Al ventesimo giro l’elettronica tradisce Massa, mentre Bourdais è in grado di girarsi in pieno regime di SC. Gran premio da dimenticare per il francese visto il duello perso con il compagno Svizzero-Siculo Buemi.
DOMINIO Il salvagente abbandona definitivamente la corsa per non tornare più. Kovalainen in ripartenza brucia Barrichello, proprio come Hamilton fa con Raikkonen. Vettel intanto detta ampiamente legge guadagnando quasi sei secondi in appena due giri sul rivale Button. L’inglese, poco dopo, ingaggia un bel duello con Webber, perso alla grande visto lo strapotere delle RedBull in grado di far meglio di due secondi a giro rispetto il resto della ciurma. Hamilton rientra per il suo primo ed ultimo pit al 33esimo giro, ciò dimostra con quanto carico ha affrontato la qualifica di ieri.
La gara scorre abbastanza fluida e per le RedBull si avvicinano le seconde soste. Button prende quindi il comando della gara, ma pochi giri dopo Vettel lo liquida come niente. La pioggia allenta leggermente, e Rosberg cerca di dare una svolta alla sua pessima gara montando le intermedie, sperando di galleggiare meglio tra i mari cinesi. In casa Williams scelta più sbagliata non si poteva fare, mentre in casa Ferrari Raikkonen è costantemente bloccato a centro gruppo senza alcuna speranza di far meglio. Anche lui come Hamilton ha puntato sull’unica sosta. L’inglese McLaren, a proposito, riesce a perdere la quinta posizione, complice un testa coda, ai danni del compagno Kovalainen.
SUTIL Pochi giri dopo Rosberg, in evidente difficoltà con le intermedie, capisce che non c’è storia e torna ai box rimontando le full-wet. Incommensurabile, invece, la prestazione di Sutil che, complice l’ennesimo testacoda di Hamilton, conquista una meritata sesta piazza. A pochi giri dal termine però, il tedesco perde il controllo della sua Force India abbandonando ogni sogno di gloria.
Vettel taglia il traguardo con undici secondi su Webber e più di mezzo minuto di vantaggio sul rivale Button. E’ stata l’ennesima prova che con una vettura abbastanza competitiva il giovane tedesco può giocarsi perfino il titolo mondiale. Da oggi la stella di Vettel brilla con più intensità.
Valerio Lo Muzzo
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