A pochi giorni dalla tragica scomparsa del pilota di Moto 2 Shoya Tomizawa, escono allo scoperto molti dubbi sull’accaduto. La dinamica dell’incidente appare chiara: il giapponese, giunto fortissimo alla semicurva in cui poi è caduto, ha allargato la traiettoria oltre il cordolo, toccando quindi con la ruota posteriore la striscia di erba sintetica, che non gli ha più permesso di mantenere il controllo del mezzo. Tomi cade e viene quindi investito sia da De Angelis che da Redding, i quali a loro volta scivolano malamente.
Il corpo di Shoya, come si vede dalle immagini dell’incidente, scivola esanime senza più nessun controllo, e viene immediatamente raggiunto dai soccorritori che, nella fretta di prestare aiuto il più veloce possibile senza il pericolo delle altre moto in pista, perdono la presa della barella: il pilota viene quindi spostato nella via di fuga dov’era collocata un’ambulanza con due medici e un respiratore, i quali hanno iniziato subito una cura intensiva. Giunto al centro medico del circuito, sotto la responsabilità del dott. Macchiagodena, Shoya versa in condizioni critiche, lottando con la morte. Come dichiarato dallo stesso medico, il giapponese ha sofferto, oltre al trauma cranico ed addominale, anche un trauma al cuore: si è scelto, quindi, di proseguire in ambulanza all’ospedale di Riccione poiché l’elicottero non avrebbe permesso la continuazione del processo di respirazione. Giunto al pronto soccorso, non c’è stato più niente da fare: la morte di Tomizawa viene constata alla 14:19 .
Eppure gli interrogatori aperti sono tantissimi, a partire dal primo sospetto: Shoya è deceduto già in pista? Molte sarebbero le indiscrezioni a riguardo, a partire dalle dichiarazioni di Lorenzo che già sapeva della tragica fine del pilota prima della partenza della Moto Gp (ore 14), continuando poi con Rossi che afferma ” Quando ho visto l’ambulanza andare così piano ho capito”. Inoltre, nessuna richiesta di bandiera rossa per interrompere la gara quando la dinamica dell’incidente era evidentemente molto seria, con tre piloti da soccorrere (di cui uno palesemente gravissimo) in una sola postazione di commissari: quasi follia.
La risposta alle domande trova soluzione nel tipo di procedura che ne scaturisce: ben diversa è infatti il tipo di indagine che si esegue in caso di pilota deceduto in pista o fuori dall’autodromo. A parziale conferma della prima tesi, nei giorni scorsi vi è stata l’ispezione della Polizia Stradale di Rimini sul tracciato; di oggi, invece, è la notizia saliente: il procuratore di Rimini Paolo Giovagnoli ha aperto l’inchiesta sulla morte di Tomizawa con l’accusa di omicidio colposo con indagati Alex De Angelis e Scott Redding.
La pioggia cade sempre sul bagnato: i due piloti, infatti, si dichiarano completamente distrutti dall’accaduto; in particolare Scott Redding, che nella caduta ha riportato una ferita alla schiena, appena appreso della scomparsa dell’amico è crollato in un pianto disperato per cui è stato necessario ricorrere a sedativi per calmarlo: il pilota scozzese sta infatti considerando di non partecipare più al Motomondiale.
Beatrice Moretto
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