Poteva, forse doveva, essere la prova generale per la F1, per appurare se Imola potesse ancora ambire ad ospitare la massima categoria automobilistica sulla propria pista. E invece quanto visto nel week end in riva al Santerno in occasione della tappa finale della GP2 Asia lascia pochi dubbi. Invochino pure i nostalgici il ritorno della Formula 1 in Romagna. Diremo loro che sono dei creduloni.
I motivi sono presto detti. Una pista, Imola, vecchia. Storica d’accordo, epica. Ma purtroppo per lei fuori dagli standard automobilistici del giorno d’oggi, un anfiteatro naturale impensabile in certe cattedrali del deserto. Un complesso box di nemmeno tre anni, ma col cemento che si sgretola. Progettato dall’architetto della F1 sua maestà Tilke, il quale pensa bene di piazzare podio e sala stampa il più lontani possibile tra loro, anzichè mettere la sala stampa dietro al podio, e usare lo spazio per l’attuale sala stampa per costruire ulteriori box, offrendo così maggiore spazio ai vari team delle varie categorie che frequentano i week end di gara, anzichè creare una corsia box lunghissima.
Personale di staff vecchio, stanco, demotivato, talvolta attrezzato alla meno peggio. C’è chi gira ancora con le divise di Imola ’94 da tanto sono logore, chi invece è più giovincello (pochissimi) qualcosa di più fresco ce l’ha. L’attitudine di questi personaggi poi è cosa ridicola. Persone che impediscono il passaggio a certe aree a persone autorizzate, magari con pass al collo e casacca media indossata, in base al loro umore del momento, mentre il sorvegliante che sta 200 metri più in la non solo ti fa passare senza fiatare, ma ti apre pure la porta. La frustrazione di chi contribuisce alla riuscita di un evento stando per un giorno intero a guardare chi entra ed esce da un cancello.
Persone che raccontano di aver impiegato un’ora per entrare in pista, sballottolati a destra e a sinistra dallo steward di turno alla vana ricerca del pass. Era più veloce comprare un biglietto a questo punto. Addirittura si sono verificati episodi di discriminazione nel walk about, tradizionale periodo di apertura della pit lane al pubblico, in cui alcuni ragazzini venivano esclusi a favore di altri senza un reale criterio di selezione, anche se tutti erano accompagnati da un genitore. E poi mentre in gara una vettura parte sgommando dopo il pit stop, scorgi a un metro da te un ragazzino di si e no 6 anni.
Parliamo del pubblico, altra nota dolente. Quelli che invocano il ritorno del grande motorsport a Imola dov’erano ieri pomeriggio? Non vi saranno stati più di 1000 spettatori in tutto l’autodromo. La sola tribuna centrale faticava ad arrivare a 20 posti occupati. E dire che le alte sfere dell’autodromo andavano ammirate per come si fossero fatte trovare pronte e disponibili dopo la sospensione della GP2 nei paesi orientali. I biglietti a 15 euro per tre giorni di ingresso in pista, paddock incluso, è stato veramente uno sforzo non da poco per chi deve pensare a far quadrare i bilanci di una società che fatica a decollare. Ma come ormai troppe volte succede nei grandi appuntamenti automobilistici che avvengono in Italia (F1 esclusa, sia chiaro), ci tocca proprio dire: missione fallita!
(in foto, il tramonto ad Imola)
Marco Borgo
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Veramente triste… la GP2 a Imola doveva essere un orgoglio per il circuito, il vuoto negli spalti faceva quasi rabbia.
God Job. Bravo Marco
Forse è meglio lasciar perdere…che il comune renda edificabile lungo il tracciato,….
Circuito nato male già dall’inizio….ce poco da fare….nei primi circuiti inglesi o americani vi erano già vie di fughe abbordabili,a imola no