Il 20 aprile 2003, all’ospedale di Yokkaichi, si spegne per sempre il numero 74 della MotoGP. Daijiro Kato, dopo 2 settimane di coma, lascia la moglie Makiko e i figli Ikko e Rinka: aveva 27 anni. La sua è una storia di sogni e passione, di voglia di fare e di vincere: la storia di un pilota con talento.
Daijiro nasce nel 1976: a cinque anni è già in sella ad una minimoto, e per ben 4 volte diventa campione nazionale della categoria. Il salto al campionato velocità giapponese è d’obbligo: nel 1997 vince il titolo nella categoria 250cc, ma è l’anno precedente che inizia la sua scalata verso il successo. Nel 1996, infatti, Daijiro partecipa come wild card al mondiale 250cc per il Gp del Giappone sul tracciato di Suzuka, il suo preferito: lo stupore è grande, il 74 sale già sul terzo gradino del podio. Ma non finisce qui: nei due anni successivi, sempre in qualità di wild card, le vittorie del GP del Giappone a Suzuka sono tutte sue.
Lo sbarco definitivo nel Mondiale 250cc arriva finalmente nel 2000: il suo talento non tarda ad affermarsi, e nella stagione d’esordio si classifica terzo. Il 2001, quindi, è l’anno dell’effettiva conferma: Kato domina il campionato, vincendo ben 11 gare e battendo piloti del calibro del connazionale Harada e dell’italiano Melandri.
Nel 2002 si prepara, quindi, il passo fondamentale, quel passo tanto sognato da chi vive per le due ruote: per Daijiro si spalancano le porte della MotoGP. In sella ad una vecchia Honda a 2 tempi, il pilota di Saitama continua a convincere: da Brno gli viene persino affidata una moto ufficiale che gli consente di conquistare il titolo di Rookie of the Year. Il 2003 deve essere l’anno della svolta: tutte le speranze “a due ruote” del Giappone son risposte in Daijiro.
Ma al destino, o alla fatalità, o alla sfortuna, chi lo sa… non si può mai porre rimedio. Nella sua Suzuka, il 6 aprile 2003, nel suo GP del Giappone, al terzo giro Daijiro Kato perde il controllo della moto e impatta violentemente contro il muretto: il suo corpo è sbalzato poi in mezzo alla pista, e resta lì, immobile. L’immagine di Daijiro, steso in mezzo all’asfalto senza uno stivaletto, è indelebile: così finiscono i suoi sogni più belli.
Il 74, da quel 2003, non è mai stato dimenticato: a Misano, dove trascorreva la maggior parte della sua vita, la cittadinanza gli ha attribuito una via proprio davanti all’autodromo. Sempre in Romagna ogni anno si tiene il DediKato, evento di beneficenza in suo ricordo.
Nel 2009 il 74 giallo fosforescente spunta di nuovo cucito sulla tuta di un pilota. Stessi occhi a mandorla, stessa passione, stessa umiltà, stessi sogni. E anche stesso destino: Shoya Tomizawa.
Beatrice Moretto
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brava!
Brava purtroppo con i media moderni è cosi….si fa tutto il fumo i primi giorni e poi si archivia quando non fa più notizia stessa cosa Kubica non interessa più a nessuno che schifo…cmq brava
Bello! Soprattutto fatto con il cuore!!!
:wink::wink: