a cura di Marco Borgo
Anthony Davidson è parte di quel nutrito gruppo di piloti a cui piace pedalare per tenersi in forma. In mezzo a questo folto gruppo però c’è anche chi, pur non essendo un ciclista professionista, ha assaggiato la “durezza” dell’asfalto quale retro della medaglia parte integrante di uno sport affascinante. Così, anche il pilota britannico della Peugeot nell’Intercontinental Le Mans Cup, nei giorni scorsi ha dovuto fare i conti con le conseguenze di una brutta caduta dalla bicicletta in fase di allenamento. Per il vincitore della 6 ore di Imola un mese fa si è trattato di frattura della clavicola.
Davidson potrebbe quindi non prendere parte alla tappa di casa del campionato, la 6 ore di Silverstone in programma tra quasi un mese sul rinnovato tracciato britannico qualora non fosse al pieno del recupero fisico. La casa del Leone potrebbe infatti mettere in vettura al fianco di Sebastien Bourdais uno di quei piloti che non corrono a tempo pieno, ma vengono impiegati solo nella 24 ore di Le mans per “allargare” gli equipaggi (Wurz, Gené, Lamy oppure Pagenaud).
Tra gli ultimi incidenti in bicicletta che hanno visto dei piloti coinvolti, va ricordato quello di Neel Jani, caduto in un dirupo sui Pirenei francesi, l’incidente di Mark Webber in Australia ad inizio 2010 dove si ruppe una gamba, (mentre sul finire del 2010 si fratturò la spalla alla vigilia del GP Giappone) oppure quanto recentemente successo a Sebastian Vettel, che due domeniche fa si è presentato Budapest con una fasciatura alla mano di cui non ha voluto fornire troppe precisazioni. Sempre alla ricerca del brivido questi piloti…
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