Si è conclusa sull’Autodromo di Vallelunga l’edizione 2011 del Giro d’Italia Automobilistico. A 110 anni di distanza dalla prima “epica” edizione, Abarth ha deciso di raccogliere la sfida schierando la propria 500 Assetto Corse. Tra Torino e Vallelunga, quattro piloti si sono alternati sulla vettura preparata da Uboldi Corse: a Michele Tassone e Fabio Grimaldi, vincitori del Trofeo Abarth 500 Selenia Rally, si sono infatti affiancati Jimmy Ghione e Arturo Merzario, alla guida durante le prove in Circuito.
Dopo cinque giorni di gara, cinque tappe, 10 prove speciali, gare in sette diversi autodromi italiani ed al termine di un viaggio da 1700 chilometri che ha portato i venti correnti da Torino a Vallelunga, la Porsche Cayman GT4 di Pitorri-Gagliardini è prima con esiguo distacco sull’equipaggio veneto Forato-Bianco-Gasparotto su Lamborghini Gallardo. Terzo il ligure Claudio Vallino sulla Seat Leon Supercopa del team spagnolo PCR Sport, mentre quarti si sono piazzati Romagnoli-Guiducci a bordo della Maserati MC Trofeo.
Alle spalle della macchina del Proteam, chiude la 500 del Team Abarth. A lungo in battaglia con la Maserati, la vettura dello Scorpione si vede superata nella prova finale di Vallelunga, dove Jimmy Ghione nulla ha potuto contro la superiorità tecnica degli avversari.
Alla premiazione finale molto ammirata è stata la “madrina” dell’evento, l’Abarth 500 Cabrio Italia, la speciale Limited Edition nata proprio come tributo al Design italiano nell’anno del 150° anniversario dell’Unità Nazionale.
Durante il Giro abbiamo avuto l’occasione di fare una chiacchierata con il grande Arturo Merzario, una leggenda del mondo delle corse, nonché grande amico di Abarth sin dall’inizio della sua carriera.
– Ciao Arturo, è molto diverso guidare le auto da corsa di oggi rispetto a quelle del passato?
“Sì, le auto da corsa del passato erano piuttosto difficili da guidare perché era tutto manuale. Con l’avvento dell’elettronica, non solo nelle auto da corsa, tutto è diventato molto più facile.”
– In quale pilota di oggi ti rivedi?
“Penso che la domanda andrebbe ribaltata, cioè bisognerebbe chiedere ai piloti attuali in quali pilota del passato si rivedono, penso che io ed altri piloti della mia generazione probabilmente abbiamo ispirato quelli che sono venuti dopo di noi… Io, per esempio, fui ispirato da piloti come Graham Hill e Jim Clark.”
– Cosa avresti fatto se non fossi diventato pilota?
“Non saprei, sono nel mondo delle competizioni fin da bambino quando gareggiavo in bici, poco dopo son passato ai motorini per poi passare alle auto nel ’62 all’età di 18 anni quando esordì con una Alfa Romeo “Giulietta Spider Veloce”, l’anno dopo passai alla Scuderia Abarth dove corsi col “Millino Carozzeria 600″ e da lì la mia carriera nel mondo delle corse è decollata.”
– Come mai porti sempre il cappello da cowboy?
“Amo molto l’America sin da piccolo quando amavo giocare a indiani e cowboy, nel ’67 quando andai in Usa per gareggiare colsi l’occasione per comprare un cappello da cowboy texano a cui mi sono molto affezionato, nel ’70 fui anche ingaggiato come testimonial dalla Marlboro e le due cose si legarono.”
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