Scrivere e parlare di Ayrton Senna è sempre molto complicato, così come è fin troppo semplice cadere nella retorica ricordando un pilota, Il Pilota, ma soprattutto l’uomo che non c’è più. Approffitando della ricorrenza simbolica a cui è legato il 1° maggio, giorno in cui diciotto anni fa ci lasciava, lo potremmo definire uno dei tanti caduti sul lavoro con l’aggravante della giovinezza. Perché sì, quando è un giovane ad andarsene fa male ancora di più non solo a chi gli era vicino ma a tutta la comunità poiché valutato come contro natura. Eppure, per assurdo, per Beco potrebbe essere stato un regalo fatto dal Deus a cui tanto si riferira per renderlo nella memoria di tutti eternamente ragazzo, bello, potente, vincente, apparentemente impermeabile alle sconfitte umane. Ayrton era visto da tutti così, immortale. Di incidenti, anche gravi, in quell’epoca se ne vedevano parecchi, ma a lui pareva impossile potesse capitare qualcosa di brutale e definitivo come la morte. E invece è sopraggiunta anche per lui, per di più sul campo di battaglia e sotto gli occhi del mondo, come un grande eroe greco.
Inutile soffermarsi sugli stra noti numeri come le 41 vittorie e il record di 65 pole position conservato fino all’epoca Schumacher, sulle battaglie contro i due “cattivi” francesi Jean-Marie Balestre e il grande rivale Alain Prost, o l’antipatia latente nei confronti del connazionale Nelson Piquet, di Ayrton è importante ricordare la passione, non solo quella per i motori, ma per la vita, il suo vivere tutto, come per sua stessa ammissione, al 100% mettendo davanti a qualsiasi cosa le emozioni, per dirla alla Seneca Senna ha certamente saputo bere la vita fino alla feccia, prendendo il treno giusto quando era arrivato il momento di prenderlo, non accontentandosi di essere una comparsa sulla Terra, ma un numero uno in costante ricerca dell’affermazione e di godere di tutto ciò che di bello il destino gli aveva offerto, senza mai dimenticare gli altri che aiutava senza farsi troppa pubblicità, dimostrando sempre e comunque una grande sete di giustizia.
In mezzo a tutto ciò ci sono i suoi principi, i tanti insegnamenti, quelli che hanno segnato la sua strada e che possono aiutarci nel percorrere la nostra. In questo periodo di globale incertezza e difficoltà, in cui anche chi ha una volontà ferro viene messo in crisi, voglio ricordare questa frase per lui emblematica che vuole essere di incoraggiamento, “Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario, anche se nel sogno va intravista la realtà”.
Chiara Rainis
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