Circuito di Fiorano, ore 10.30. Un Villeneuve sale su una Rossa. Immagini in HD a far rivirere emozioni dal colore slavato da appena post-bianco e nero. Al volante non c’è più la stessa persona però, Gilles, lui se n’è andato 30 anni fa, in un incidente a Zolder che a distanza di tempo porta ancora in sé un’aurea di mistero e miticità raccontando di un uomo complesso e portatore di valori importanti come rispetto della parola data, amicizia e lealtà. Si era sentito tradito, il canadesino dal cuore grande, dall’amico fraterno Pironi e per risposta alla vita, al mondo, aveva deciso di affrontare persino la morte in maniera ancor più sfrontata di quanto non facesse ogni volta che scendeva in pista.
Oggi Jacques, figlio ormai quarantenne e maturo abbastanza per non aver più paura di certi argomenti, ha accettato l’invito di Maranello a fare qualche tornata a bordo della 312 T4 con cui il suo papà nel 1979 aveva battagliato con René Arnoux nello storico Gp di Digione, lasciandosi poi andare anche a qualche ricordo intimo. Una frase su tutte vale la pena ricordare, “Mio padre era un pilota e basta. Com’era in pista così era a casa. Non esistevano altro che le corse, lui era sempre lì a sistemare qualunque cosa ci fosse di meccanico. Per me era un mito e anche se ero piccolino appena potevo mi sedevo nella sua monoposto”. Gilles era così, storia di una passione, di un amore per la velocità, di una ricerca del limite a volte scriteriato che con molta probabilità non ha e non avrà mai eguali, soprattutto ora, in un’epoca in cui il rischio sembra uno spauracchio che è più comodo non correre.
Chiara Rainis
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