A cura di Ermanno Frassoni
Il campionato Legends Car Cup Italia, nato e cresciuto a Castelletto di Branduzzo, nel Pavese, dove ha piantato le radici grazie alla competenza e alla lucidità di Adriano Monti, titolare del motodromo e autodromo lombardo, approderà nel fine settimana dell’8/9 giugno 2013 sul circuito «Riccardo Paletti» di Varano de’ Melegari (PR) per la disputa della prima trasferta nazionale.
Un evento di indubbia rilevanza per una categoria di vetture, ovverosia le Ford, Chevrolet e Dodge in scala 5/8 con propulsori di derivazione motociclistica capaci di erogare 140 cavalli, creata negli Stati Uniti nel 1992 in seguito all’intuizione di Humpy Wheeler, vulcanico ex promoter del Charlotte Motor Speedway che pensò di convertire le Dwarf cars per dare origine a serie locali e nazionali in grado di toccare tra gli altri Messico, Brasile, Gran Bretagna, Francia e Spagna.
A Varano, intenta a domare la sua Legends #1 da oltre 500 chilogrammi di peso, ci sarà la 18enne pilota elvetica Sharon Scolari, che dopo le esperienze maturate nel karting ha prontamente abbracciato il nostro Paese e la filosofia in stile «American Dream» del combattuto campionato italiano accettando però con entusiasmo l’imminente confronto con i colleghi della serie svizzera, ospiti una tantum nell’agone di scena al «Riccardo Paletti».
Come presenteresti la Legends Car Cup Italia per schiarire le idee a un appassionato di motori?
«Si tratta di un campionato che è stato concepito appositamente per dare sfogo alle velleità di chi desidera mettersi alla prova nell’abitacolo di una vettura da corsa. Le Legends sono infatti ben equilibrate e risultano divertenti da guidare con tutti i pregi di un mezzo nato per le competizioni».
Sei dell’opinione che la filosofia Legends, pur con gli inevitabili distinguo, abbia delle similitudini con quella delle gare Nascar?
«Di sicuro le analogie esistono e a mio giudizio poggiano su basi solide. Un weekend in pista al volante di una delle maneggevoli Legends ti coinvolge così tanto da lasciarti immergere in un mondo parallelo a quello delle corse americane. Va da sé che è poi inevitabile fare dei paragoni con il modo di intendere le competizioni ormai insito nel Dna degli statunitensi».
L’8/9 giugno la serie italiana affronterà la prima trasferta nazionale sul circuito «Riccardo Paletti» in coabitazione con il campionato svizzero. Che significato riveste per te e per la Legends Car Cup Italia la tappa in programma a Varano?
«Per quanto mi riguarda è un appuntamento molto importante. Da pilota del campionato italiano credo che sarà utile andare a confrontarsi con i colleghi e le vetture iscritte alla serie svizzera. Sono inoltre convinta che gli organizzatori del Belpaese potranno trarre riferimenti utili per il futuro del trofeo nazionale».
Anche a Varano avrai il numero 1 in bella evidenza sulla vettura? La tua è una scelta ben precisa?
«Sì, è chiaro! Sono affezionata al numero 1 perché mi ricorda la mia prima vettura da corsa. Detto questo, lo sport dell’automobile è altamente competitivo in qualsiasi categoria si scelga di gareggiare, di conseguenza mi sembra così di non perdere di vista il traguardo che intendo raggiungere».
Hai già girato sul circuito intitolato alla memoria dell’ex pilota di Formula 1 Riccardo Paletti? Qual è il tuo obiettivo per il weekend dell’8/9 giugno e come ti stai preparando?
«Non conosco il circuito, ma l’obiettivo che spero di centrare è un piazzamento sul podio. In questo periodo, sebbene impegnata nello studio in vista degli esami di maturità, ho comunque cercato di non sottovalutare gli aspetti legati all’allenamento fisico. Il round di Varano mi dirà fino a che punto sono arrivata».
Risiedi a Gubiasco, nel Canton Ticino, e hai il passaporto svizzero, ma si potrebbe dire che sei legata a doppio filo con l’Italia. Ti senti più svizzera o più italiana?
«Mi sento svizzera al cento per cento anche se mio nonno paterno era italiano. Sono però molto legata all’Italia, un Paese che mi sta supportando per coronare il sogno di diventare pilota professionista. Se non avessi incontrato Adriano Monti, titolare del motodromo e autodromo di Castelletto di Branduzzo, che organizza la Legends Car Cup Italia, e senza il sostegno di Pistone Motorsport Management, adesso molto probabilmente mi limiterei a qualche sessione sui kart. Grazie Italia!».
Cosa vuol dire per te scendere in pista e battagliare con colleghi di sesso maschile? Inoltre, ritieni che in Italia si stia facendo abbastanza per avvicinare le ragazze alla pratica dell’automobilismo sportivo?
«Correre contro gli uomini è molto stimolante soprattutto perché sono consapevole che in pista nessuno mi concede regali. Nelle mie vene scorre la passione per le competizioni e spesso battere i maschi risulta persino più appagante! In merito al rapporto tra le ragazze e l’automobilismo sportivo posso soltanto citare la mia esperienza: per me non è stato affatto semplice, alcune persone con le quali ho avuto a che fare mi dicevano senza troppi giri di parole che l’unica macchina che avrebbe dovuto interessarmi era la lavatrice. Ho 18 anni, ritengo di essere determinata e dal mio punto di vista gli ostacoli non hanno mai rappresentato un problema insormontabile. Vorrei che a parlare di me fossero i risultati in pista».
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