Indycar Championship Rewind

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Ancora una volta il titolo della Indycar Series viene deciso all’ultima gara. Otto punti separano i tre contendenti alla vittoria finale: leader del campionato Scott Dixon (570 punti), Dario Franchitti (565) e Ryan Briscoe (562). Il titolo verrà assegnato sabato 10 ottobre nella Firestone Indy 300 all’Homestead-Miami Speedway. Sarà la decima volta in 14 stagioni che il titolo verrà deciso all’ultima gara. Alcune di queste volate sono passate alla storia dell’automobilismo a stelle e strisce.

1997:

Tony Stewart si presenta con sette punti di vantaggio su Davey Hamilton al penultimo appuntamento in New Hampshire. In quella gara, Hamilton subisce un guasto al motore, finendo 17o. Ma Stewart non riesce ad approfittarne a causa anch’egli di alcuni problemi al motore, così che i due si presentano all’ultima gara a Las Vegas con un divario di 10 punti, sempre a favore di Stewart. A Las Vegas, Hamilton raggiunge la migliore qualifica dell’anno (secondo), mentre Stewart è terzo. Entrambi i piloti resteranno attardati da alcuni problemi, finendo entrambi doppiati. Hamilton termina settimo, ad un giro dal vincitore. Ma l’undicesimo posto, a quattro giri di distacco, consente a Stewart di aggiudicarsi il titolo con sei punti di vantaggio su Hamilton.

Tony Stewart: “Ad un certo punto della gara colpii il muro. Molto leggermente, ma con le auto di allora bastava toccare leggermente il muro per subire dei danni significativi. Davey e io, eravamo entrambi stati competitivi per tutto l’anno. Per qualche ragione, non so se per il nervosismo o altro, entrambi abbiamo avuto una cattiva serata. Nessuno di noi era in grado di vincere la gara. Non è facile vincere quel campionato. A quel tempo, è stato l’apice della mia carriera, essendo un ragazzo dell’Indiana, per cui era una grande cosa correre ad Indy e nella Indycar. E’ stato un momento incredibile. Avere questa opportunità era un sogno.”

Davey Hamilton: “Quando si ruppe il motore in New Hampshire per me è stato difficile perché sapevo che in quel momento stavo per perdere il campionato. Non doveva succedere. Ma poi pochi giri più tardi, Tony ha avuto qualche problema, così sono rientrato in gioco. A Las Vegas, entrambi abbiamo avuto problemi. Nessuno di noi ha finito bene, abbiamo entrambi avuto una giornata terribile. Essere in quella posizione, giocarmi il campionato, era davvero fantastico. Ero molto fiducioso, pensavo che ce la potevamo fare. Non cambiai il mio modo di fare in quella corsa. In questo momento, Dario, Briscoe e Dixon, sono sicuro che stanno facendo la stessa cosa. Faranno attenzione alla loro gara, ma sono sicuro che presteranno attenzione a dove son gli altri due durante la corsa.”

2002:

Quella 2002 fu la prima stagione completa del Team Penske nella Indycar Series. A due gare dalla fine, Helio Castroneves ha un punto di vantaggio sul compagno di squadra Gil de Ferran e otto su Sam Hornish. Ma Hornish riesce a ribaltare la situazione. Vince al Chicagoland Speedway per appena 0,0024 di secondo su Al Unser jr (l’arrivo più ravvicinato della storia della Indycar) e la prova conclusiva sul Texas Motor Speedway per 0,0096 di secondo su Castroneves (quinto arrivo più ravvicinato), e conquista così il titolo. De Ferran invece non ha avuto la possibilità di giocarsi le sue chance in Texas a causa di un infortunio subito a Chicago. Hornish e il Panther Racing conquistano così il loro secondo titolo consecutivo nonostante un distacco di 61 punti da Castroneves a metà stagione.

Sam Hornish: “Probabilmente nessuno pensava che potessimo ripeterci, dopo la vittoria nel 2001. Con l’arrivo del Team Penske, tutti pensavano che avrebbe vinto a mani basse. Ci sono state un paio di volte in cui ho fatto degli errori, mentre nel 2001 completai tutti i giri a disposizione, meno quattro. Se nel 2002 fossi stato un po’ più paziente sarebbe stato meglio, avrei dovuto preoccuparmi maggiormente del campionato, ma io preferisco vincere ogni corsa.”

Hélio Castroneves: “Nel 2002, all’ultima gara in Texas, avevo bisogno di vincere la gara, e che Sam finisse terzo. Abbiamo lottato, siamo stati molto vicini, non solo per la gara, ma per il campionato. A un certo punto, Sam è andato verso l’esterno e io ho sentito qualcosa. Ho guardato lo specchietto, e lui era lì. Ho pensato ‘Cosa stai facendo?’ Ma è stato molto divertente. E’ stato fantastico. Ancora una volta abbiamo finito per perdere il campionato, ma per il Team Penske è stato comunque un grande anno.”

2003:

Quella del 2003 fu probabilmente la più incredibile volata per il campionato. Ben cinque piloti si presentarono sul Texas Motor Speedway con la possibilità di vincere il campionato. Scott Dixon (alla prima stagione nella IRL) e Helio Castroneves sono in cima alla classifica con 467, Tony Kanaan (anche’esso alla prima stagione in IRL) è terzo a sette, Sam Hornish (che per gran parte dell’anno ha dovuto combattere con un motore Chevrolet molto meno competitivo di Honda e Toyota) è quarto a 19 punti, mentre Gil de Ferran è quinto a 30 punti, dopo aver saltato per infortunio una gara e vinto la Indy 500. Le possibilità di titolo di Hornish si spengono al giro 176, quando rompe il motore. Appena tre giri più tardi, Castroneves e Kanaan vengono in contatto, eliminandosi dalla corsa al titolo. De Ferran fa tutto il possibile durante l’intero week-end, ottenendo la pole e vincendo la sua ultima gara in carriera nella Indycar Series, conclusasi in regime di caution dopo lo spaventoso incidente di Kenny Brack. Dixon finisce secondo e vince il suo primo titolo Indycar.

Scott Dixon: “Il campionato 2003 è stato incredibile. E’ stato un grande anno per noi, perché è stato il primo anno nella Indycar Series per il team e per me. Abbiamo vinto alcune gare e siamo andati piuttosto forte. Ma quando si entra in una gara finale e ci sono cinque persone coinvolte nella lotta per il titolo e questa corsa è sul Texas Motor Speedway, tutto può succedere. Alla fine è successo quel grosso incidente, Gil ha vinto la sua ultima gara, ma per me è stato fantastico vincere il titolo.”

Gil de Ferran: “Io ero davvero l’outsider, avendo perso una gara e quindi diversi punti. In pratica ho perso due gare. Quando sono tornato ho vinto la 500 Miglia di Indianapolis. Da lì in poi, eravamo a posto e siamo andati avanti. Noi non eravamo particolarmente forti sul quel genere di ovali, ed io ho avuto una gara terribile a Chicago che mi ha messo in difficoltà in vista dell’ultimo appuntamento. Pensavo che la squadra dovesse concentrarsi su Helio. Helio aveva effettuato dei test, e io non feci altro che andare dietro alle sue indicazioni. La macchina è stata impressionante. Mi sono qualificato in pole e ho vinto la gara.”

Hélio Castroneves: “E’ stato un campionato difficile. Avevamo cinque piloti che avevano la possibilità di vincere il campionato. E’ stato incredibile, e il Texas Motor Speedway è una pista particolarmente difficile. Eravamo lì. Ero al terzo posto, e Gil era primo. Tony Kanaan era al secondo posto e in uno dei restart stavo cercando di trarre vantaggio e spingere Gil, e la vettura è scivolata un po’ su. Tony probabilmente è venuto un po’ giù, eravamo troppo vicini e le nostre ruote si sono toccato. E noi due in quel momento abbiamo perso il campionato.”

Sam Hornish: “E’ stato un grande anno per noi. Anche dopo che abbiamo battuto Penske nel 2002, un sacco di persone dicevano: ‘Bè, era solo Penske’. Nel 2003 c’erano tutti, Ganassi e Andretti. In Texas ero in testa quando il motore è esploso. Era successa la stessa cosa ad Indianapolis. In Texas, tutto ciò che dovevamo fare era vincere. A 50 giri dalla fine stavamo compiendo la nostra missione. L’anno era cominciato in maniera frustrante per noi, ma abbiamo mantenuto la testa bassa e abbiamo lavorato per avere l’opportunità di vincere il campionato.”

2006:

Dopo la penultima gara della stagione, sullo stradale dell’ Infineon Raceway, i quattro piloti di Penske e Ganassi si giocano il titolo nell’ultima gara dell’anno sul Chicagoland Speedway. Castroneves guida la classifica con un punto di vantaggio sul compagno di squadra Hornish, 19 su Wheldon e 21 su Dixon. A maggio Hornish è riuscito finalmente a vincere la 500 Miglia di Indianapolis, e due delle sue altre tre vittorie durante l’anno sono arrivati su ovali da 1,5 miglia come Chicago, mentre Castroneves ha vinto quattro gare, tra cui Motegi e la prima delle due in Texas. Così sembra che per il Team Penske potesse esserci vita facile per il primo titolo nella Indycar. Tuttavia la prova finale in Texas viene dominata dal duo di Ganassi. Wheldon resta in testa per 166 dei 200 giri, conquistando la vittoria sul compagno di squadra Dixon per 0,1897 di secondo. Nella volata a tre, Hornish termina terzo, piazzamento che gli basta per vincere il campionato per maggior numero di vittorie, dopo che lui e Wheldon terminano a pari punti. Castroneves termina quarto dopo aver subito una penalità per velocità eccessiva ai box.

Sam Hornish: “E’ stata molto dura, visto anche che per il team era ancora il primo titolo Quando Helio ha subito la penalità, ho pensato solo a terminare la gara là dove ero. E allora ecco che con un paio di caution Helio riesce a tornare sù. Quindi ho dovuto ricominciare daccapo. Io volevo vincere la gara, ma Roger mi diceva: ‘Stai lì. Tutto quello che devi fare è finire la gara terzo. Tutta la tua gara è qui.’ Ho dovuto frenarmi, non volevo che accadesse che ci facesse perdere il campionato. Potevo vincere la gara, ne ho avuto la possibilità, ma quello che mi interessava era tenere Helio dietro. E’ stata una giornata difficile per noi, molto emotiva.”

2007:

Dario Franchitti sembra in controllo del campionato: dopo nove gare su 17, con tre vittorie, tra cui la 500 Miglia di Indianapolis, Franchitti guida il campionato con 65 punti di vantaggio su Scott Dixon. Ma Dixon riesce a ribaltare la situazione, vincendo quattro delle seguenti sette gare. Dopo la penultima gara, a Detroit, Franchitti ha tre punti di vantaggio su Dixon. Il pilota scozzese ottiene la pole nella prova finale, la PEAK Antifreeze Indy 300 sul Chicagoland Speedway. La gara si gioca sul filo dei consumi. Dixon perde il comando della corsa dal suo compagno di squadra, Dan Wheldon, al giro 191, ma lo riconquista al giro 194 quando Wheldon rallenta in pista. Nello stesso giro, un testacoda di Danica Patrick all’ingresso del pit, provoca la terza ed ultima caution della gara. In un momento di dramma sportivo quasi perfetto, Dixon e Franchitti si ritrovano allineati per il restart al giro 197. Franchitti, che aveva lavorato tutta la gara per risparmiare carburante, prova a passare Dixon, che resiste. Allo sventolare della bandiera bianca Dixon e Franchitti sono separati da 0,060 di secondo. Ma l’incredibile colpo di scena arriva all’ultima curva: Dixon finisce il carburante e rallenta, Franchitti vince la corsa ed il campionato.

Dario Franchitti: “E’ stato un periodo piuttosto stressante. Avevamo perso alcuni punti a Sonoma, e ci giocavamo tutto a Chicago. Avevamo la pole e la macchina era molto veloce, ma quando è partita la corsa la velocità non c’era più. Le due vetture di Ganassi e le due vetture di Penske erano molto più veloci. Allora abbiamo deciso di sfruttare l’arma del risparmio di carburante. C’è stato un momento in cui avrei potuto doppiare tutti quelli che si erano fermati al pit, compreso Scott, ma persi tempo dietro a Milka Duno. All’ultimo restart era una questione tra me e Scott, ma non ne avevo abbastanza per batterlo. Quando stavo per tenetare l’ultima mossa, è rimasto a secco. E’ stato incredibile. Tutto un anno deciso all’ultima curva dell’ultimo giro dell’ultima corsa.”

Scott Dixon: “Nel 2007 non abbiamo avuto il miglior inizio dell’anno possibile, ma da metà stagione in poi siamo riusciti a rimontare. Arrivando a Chicago, sapevamo che chi avrebbe vinto la gara avrebbe vinto il campionato. Sfortunatamente, all’ultimo giro, non avevamo più carburante. Sarebbe bastato un mezzo bicchiere di carburante in più per vincere quel campionato.”

2008:

Per Dixon il 2008 (l’anno della reunion tra IRL e CART) è un po’ l’inverso del 2007: grande inizio di stagione, e poi rimonta subita nel finale. Il neozelandese conquista la sua prima 500 Miglia di Indianapolis, più altre cinque corse, ma una grande costanza di risultati (una vittoria e ben 8 secondi posti) permettono a Castroneves di presentarsi all’ultima prova a Chicago con qualche chance di vincere il campionato, staccato di 30 punti da Dixon. Per vincere il campionato deve vincere la gara e sperare che Dixon non entri nella top ten. Sul Chicagoland Speedway Castroneves vince la sua seconda gara della stagione, dopo essere partito dal fondo della griglia per aver oltrepassato la linea bianca di demarcazione della pista durante le qualifiche, per appena 0,0033 di secondo su Dixon (secondo arrivo più ravvicinato nelal storia dela Indycar), che conquista così il suo secondo titolo.

Scott Dixon: “Il Chicagoland Speedway è un circuito difficile. E’ uno di quelli che offre grandi gare, molto emozionanti. Per il finale di un campionato è esattamente ciò che vogliono i tifosi. Io ero concentrato su di me, su ottenere la pole e vincere la gara. Poi però il fatto di pensare troppo al campionato ci ha procurato un po’ di guai. Sono state sicuramente le due settimane più dure che abbia avuto. Helio e il Team Penske non hanno mai mollato ed hanno sempre spinto a fondo per ottenere il massimo. Il dopo gara è stato il più pazzo in cui sia mai stato coinvolto, prima ci avevano detto che avevo vinto la gara e poi ci hanno detto il contrario. Ma l’importante era vincere il campionato.”

Helio Castroneves: “Durante la stagione avevamo avuto risultati alterni sugli ovali da 1,5 miglia. Purtroppo in prova commisi un errore. Durante la corsa, cercammo di salvare carburante. Essendo partito dal fondo del gruppo, avevo bisogno di risalire velocemente, non volevo perdere contatto coi primi. Siamo stati in grado di risparmiare carburante, fare ciò che ci eravamo prefissi di fare e portarci in testa. Quando siamo arrivati davanti ci siamo detti:’OK, ora dobbiamo solo restare qui’. Era tutto abbastanza sotto controllo, non avevo alcun problema. E’ stata una corsa emozionante. Abbiamo fatto tutto quello che potevamo per vincere.”

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