Dan Wheldon lo aveva fatto intravedere e capire. Da quando? Almeno da questa estate, attraverso le brevi interviste appena dopo le libere o le qualifiche, o anche nel dopo-gara, occasioni nelle quali , quando la giornata girava “storta”, si diceva dispiaciuto , condendo le sue parole con un mesto sorriso di rassegnazione, e quando magari c’era l’exploit, un sorriso velato di insoddisfazione. E’ vero, mai un lamento esplicito, eccetto una volta, però l’aria è di chi era arrivato entusiasta del progetto, per poi rendersi conto di una realtà ben diversa da quella che gli era stata dipinta – o anche di quella in cui lui aveva voluto credere, ben cosciente dei reali problemi (si dice che non siano di budget ndr) che gli si sarebbero poi prospettati davanti. O prendere o lasciare dopotutto, la carriera era ad una svolta, forse l’inizio di una inesorabile discesa. Il pensiero più o meno recitava – “Con Panther Racing non ho possibilità di tornare ad alti livelli, è una realtà troppo piccola, troppo stretta. Cucita addosso ad un pilota, si è vero,gli sforzi dell’intero team sono concentrati solo su una vettura, ma è una “cucitura” asfissiante, comprimente, opprimente peruno come me, che è stato sulla cresta dell’onda negli ultimi cinque stagioni con le migliori scuderie, allora, del momento”.
Torniamo all’attualità dei fatti e procediamo con ordine.
Qualche giorno fa, Wheldon ha rilasciato una intervista dove, valutando nel complesso la sua personale stagione e quella del team, faceva trasparire una profonda delusione, tant’è che la stampa d’ oltreoceano nel definire il suo stato d’animo, riferendosi espressamente all’evento suddetto, usava la locuzione “quite upset”. Dan si aspettava, probabilmente all’inizio dell’anno, una stagione, il 2009, certo in salita, vista la non buona salute in quanto a risultati degli ultimi anni con Meira. Consapevole e fiducioso di poter crescere gradualmente e progressivamente assieme però con il passare del tempo. Verso Luglio i primi scricchiolii, forse manifestatisi già dal “mese” di Indianapolis. Alla domanda – “Torneresti in Andretti Green?” postagli da un inviato di Espn durante un fine settimana di gara – non aveva risposto, se non con un’ espressione facciale che lasciava intendere – “Se ci sarà l’opportunità, si. Ma attualmente non c’è” –
Nei mesi a venire, le voci si sono fatte sempre più fitte e si sono intrecciate inevitabilmente con le altre che annunciavano grandi cambiamenti dalle parti di Michael Andretti e Kim Green. Il divorzio, almeno sulla carta “agonistica”, la riduzione di budget e di vetture, la probabile partenza di ‘Formula Dream’ e di Mutoh, il contratto in bilico con Danica, i malumori di Kanaan, il progetto-Montagny (tra l’altro il francese ora addirittura punta al secondo sedile Renault in Formula Uno). Tutti grandi rivolgimenti a livello di organizzazione interna, che coinvolgano appieno i vertici della scuderia. D’altronde valeva la massima – “Non si possono costruire castelli di carta”. Non si poteva costruire un team, se non partendo da fondamenta e basi solide, epurando chi era eventualmente “sgradito”, come poi è avvenuto, e pensando solo in un secondo momento all’ingaggio di nuove personalità. Quello di Wheldon sarebbe stato un volto vecchio-nuovo. Dan ha parlato effettivamente con Michael Andretti, ma questi gli ha risposto “picche”. A quanto sembra, il figlio di Mario avrebbe escluso – diplomaticamente o sbattendogli la porta in faccia, questo non è dato saperlo – di avere quei fondi necessari a garantirgli una sponsorizzazione e conseguentemente una vettura. Forse perchè il quarto pilota è stato già scelto, o forse semplicemente perchè il team, futura nomenclatura, a quanto pare, “Andretti Racing”, ne schiererà solamente tre. A questo punto Wheldon, guardandosi attorno e vedendo le porte chiuse in altri teams prestanti come Newman-Haas o KV Racing, a seguito delle news delle ultime settimane, ha deciso di provarci ancora. Con Panther ovviamente, nonostante questa statistica (fonte “Curt Cavin”) : otto tornate al comando nel 2009, contro le ben duemilasettecentoquindici sue personali, fatte registrare nell’arco di cinque anni dal 2004 al 2008.
Questo il comunicato stampa ufficiale, apparso nel sito ufficiale della Panther Racing. Al di là delle “belle” parole di circostanza, spese da entrambe le parti, degna di nota è l’ultima frase dove si dice che la vettura Dallara n°4 ancora non ha ufficializzato il suo nuovo sponsor permanente. Un atto riconoscenza nei confronti della scuderia che lo ha fatto debuttare in Indycar? A voi la risposta…
INDIANAPOLIS, Ind. – Just two weeks removed from the final IndyCar Series race of the season, the 2010 year is already upon us. And even with five months between now and the start of the new season in Brazil, Panther Racing and driver Dan Wheldon are eager to get to work on a new season.
“What I can tell you is that we’re going to be fighting tooth and nail to improve,” team owner John Barnes said. “We’ve got a group here that we really like, and I’ve made clear in the last two weeks what my expectations are for our team and driver.”
A year highlighted by another second-place finish at the Indianapolis 500 was marred by several events where speed wasn’t rewarded with results. In the last four races alone, Panther watched as a Top Ten slipped away with a broken wing at Infineon, a podium car was spoiled by a broken half-shaft at Chicago and an ill-time caution took a potential victory away in Japan.
Despite the misfortune, team officials remain positive about a package that again nearly won IndyCar’s biggest prize at the Greatest Spectacle in Racing. And while the final month of the season didn’t yield results, the performance of the No. 4 car shows the team will contend next year.
“I’m excited for next season, honestly,” Wheldon said recently before traveling to the UK to visit family. “Anytime I’m out of a racecar for too long I get restless. But I feel like we made some progress towards the end of the season after some struggles that show we’re heading in the right direction.”
Wheldon’s return to Panther in 2009 concluded with the former Indy 500 winner ranked 10th in the championship with three Top Five and nine Top Ten finishes.
“My goals are to win races,” Wheldon said when asked of his expectations for next year. “Obviously we haven’t achieved everything we wanted for the season, so for next year I’d like to build on the momentum that we’ve created this year and make it a winning season.”
Sponsorship details for the team’s No. 4 car effort will be released in the coming weeks.
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MN
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