Treviso Marathon.
Oggi se vuoi stare al passo con i tempi tutto dev’essere scritto in inglese. Si scrive Treviso Marathon, si legge Marca Trevigiana. Terra di radicchio d.o.c., di vini di qualità internazionale, di gente laboriosa, schietta, onesta, fiera.
Gente che vive la sua Terra.
Che conserva nel fiume che l’attraversa da parte a parte una lunga ferita mai rimarginata, nella memoria dei “veci” che resistettero eventi che hanno segnato profondamente la Storia d’Italia.
Dopo la strepitosa vittoria di Venezia, Zanardi porta al debutto tra i lunghissimi rettilinei e le noiose rotatorie che collegano Vittorio Veneto al centro di Treviso,il frutto della collaborazione con l’amico Vittorio,la “PZ1”.
42 Kilometri di aria frizzante, di foschia, di fossi dalle rive bianche di brina, di caminetti fumanti, di cartelli di zone industriali saturati da nomi di ditte che a volerli leggere tutti impiegheresti cinque minuti.
Se si esclude l’ultimo kilometro da percorrere nei sanpietrini del centro città, tra stradine e curve ad angolo retto certamente non ideali per quel tipo di mezzo, il percorso sembra fatto apposta per demolire qualsiasi tipo di record preesistente.
La cronaca della gara vede Zanna partire forte, fortissimo. Il solito Mauro Cattai tenta di mantenere il passo, ma dopo poco più di una ventina di Kilometri a quel ritmo, cede. Solo Paolo Cecchetto, campione europeo della specialità, tiene il passo. Si incolla alle ruote posteriori della PZ1 e non lo molla più. Dopo 41 Km a tutta birra i due entrano nelle mura della città preceduti solamente dalle moto della Direzione Gara.
Come preventivato il ritmo viene spezzato dai repentini cambi di direzione e dal fondo stradale non certo liscio come l’asfalto fin qui assaggiato. A cento metri dall’ arrivo la gara è decisa.Tra gli angoli in marmo dei palazzi antichi, i marciapiedi colmi di spettatori, i sottoportici e i bar aperti, Treviso oggi sembra una Montecarlo nostrana e Zanardi il suo dominatore assoluto.
Impossibile per chiunque tentare il sorpasso dentro a questo toboga.
Zanna non lo sà, ma dietro l’ultimo angolo si nasconde l’imprevisto.
Distratto dalla moto della direzione gara, che esce dal tracciato seguendo un percorso alternativo, a sessanta metri dal traguardo Alex imposta male l’ultima curva a sinistra. La PZ1 non tiene la strada, la ruota interna si alza, capotta. Improvvisamente l’orizzonte di Paolo, fino a qui limitato dalle lenticolari in carbonio del missile in alluminio/titanio, si apre.
Taglia il nastro d’arrivo a braccia alzate, ben conscio di occupare una posizione che oggi non gli compete.
Li dietro invece Alex si rialza per l’ennesima volta, rimette sulle tre ruote il suo prototipo e si avvia sconsolato verso il secondo posto. Gli ultimi metri vengono percorsi tra sbuffi, pugni agitati all’ aria e mani tra i capelli. Appare evidente a tutti come l’aver gettato nel cassonetto della differenziata ( a Treviso Differenziare è Imperativo ) una vittoria ormai certa, lasci nel Campione di Castelmaggiore il più classico gusto di amaro in bocca.
Poi il podio, le foto, gli autografi, l’abbraccio della gente che gli vuole bene e una voce sopra a tutte provenire da dietro alle transenne, a reclamare la sua attenzione.
“Alex ! Ciao ! sono Pierpaolo, quello della Venice Marathon”
“Quel Pierpaolo ??!! Mi ricordo !!! Aspettami li che dopo vengo”
Mentre butto giù queste poche righe, mia figlia gira per casa con un paio di guanti da corsa odorosi di gomma alluminio e sudore.
Guanti con la G Maiuscola. Dell’ Uomo con la U Maiuscola che quest’anno a Treviso si è limitato a seminare. L’anno prossimo passerà a raccogliere.
http://www.pierpaologelussiphotographer.com/
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Bella lì Pier!!!!!:grin:
Bellissima esperienza la tua. E l’orgoglio di conoscere un uomo così.