“Dai nemici mi guardo Io, dagli amici mi guardi Iddio”, in Formula 1 – è chiaro – gli “amici” sono i compagni di squadra, i primi con i quali fare i conti, i confronti e alla bisogna chiedere favori (leggasi posizioni cedute). Il sorpasso di Fernando Alonso è l’ultimo di una lunga serie di carinerie al vetriolo tra piloti dello stesso team e in questo caso ricordiamo quelli tra ferraristi. La manovra dello spagnolo in fin dei conti non è stata dura ma solo arrogante nei confronti di un sorpreso Massa. Brasiliano che statene certi al momento opportuno se ne ricorderà. Senza un preciso ordine cronologico ripercorriamo i momenti più critici dei fratelli coltelli di rosso vestiti. Silverstone 1999, Eddie Irvine tira la staccata al caposquadra Michael Schumacher alla curva Stowe. Il tedesco per resistere all’attacco finii lungo schiantandosi nelle barriere e si ruppe la gamba destra. Estoril 1990, Mansell partito male dalla pole position non ci pensò due volte a stringere al muro il compagno Alain Prost (allora in testa al mondiale), reo di essere partito meglio dell’inglese. Manovra pericolosa che dette via libera alla McLaren di Senna. Indianapolis 2002, Rubens Barrichello rovina l’arrivo in parata delle Ferrari beffando Schumacher di pochi cm., riprendendosi la vittoria ceduta al tedesco poche gare prima in Austria. Imola 1982, le monoposto di Maranello stanno dominando il Gp di San Marino. Pironi e Villeneuve si sorpassano a ripetizione ma a pochi giri dal termine dai box viene esposto il cartello “slow” in modo da congelare le posizioni. In quel momento il canadese era in testa e non si aspettava l’attacco di Pironi che invece avvenne a pochi metri dal traguardo. La delusione per Gilles fu enorme, lui che si era messo a disposizione del team aiutando Jody Scheckter nella corsa al titolo mondiale, si sentì tradito dalla squadra e la rabbia e la frustazione, forse, ne causarono l’errore fatale a Zolder. Monza 1956, Juan Manuel Fangio in lotta per il mondiale è fermo ai box per problemi tecnici della sua monoposto, il compagno Peter Collins (anche lui in lotta per il titolo), gli cedette la propria vettura permettendogli di conquistare l’alloro iridato. Collins con estrema modestia dichiarò a gara conclusa che lui aveva tempo per diventare campione, in fondo aveva solo 25 anni! Altri tempi, già altri tempi.
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