Sempre più giovani piloti guardano, ora con maggiore interesse, al mondo delle ruote coperte. Un tempo snobbato dai giovani talenti, il mondo del turismo, del GT o dell’endurance apre ora nuovi scenari a quei piloti la cui carriera non è sbocciata.
Ne parlava proprio domenica mattina Guido Schittone, commentatore televisivo nonchè autorevole firma di Autosprint. Complice la crisi che da un paio di stagioni non ha risparmiato nessuno, diventa più facile accedere al mondo delle ruote scoperte, evitando così i budget faraonici richiesti dai più alti livelli delle corse in monoposto. Non solo, ma quello che una volta era ritenuto un “piano B” ora offre concrete possibilità di diventare un pilota ufficiale, e di correre quindi da professionista per un costruttore o una casa. Il riferimento diretto riguardava Marco Bonanomi e Filipe Albuquerque, giusto per citare alcuni giovani formulisti arrivati fino alla WSR e GP2, che hanno accettato le lusinghe di Audi per correre nel GT italiano, come primo step di una carriera che potrebbe portarli chissà, nei livelli più alti dell’impegno Audi. Tutto sommato anche Dindo Capello e Emanuele Pirro un giorno avranno bisogno di un ricambio generazionale…
Il confronto era fatto proprio con gli stessi rivali dei giovani piloti che nella pista di Vallelunga mostravano tutto il loro valore, anche se l’età in alcuni casi era più che doppia dei due giovani: vecchie glorie del passato costrette a fare i conti col portafogli. Le vecchie abitudini non muoiono mai.
La strada di questo fenomeno fu tracciata probabilmente da Paul Di Resta, lo scozzese di chiare origini italiane, unico capace di tenersi dietro Sebastian Vettel in Formula 3 (vinse il titolo europeo nel 2006 col team ASM poi divenuto ART), e poi approdato nel DTM supportato dalla Mercedes, mentre lo stesso Vettel assaggiava la World Series by Renault prima della chiamata definitiva della F1. Quello che poteva sembrare lo spreco di un talento ora si rivela una scelta non più così sbagliata. Divenuto tester del venerdì della Force India, Di Resta punta ora a un sedile da titolare per la prossima stagione. Nel frattempo il titolo di campione del DTM potrebbe essere molto vicino. Altri esempi sempre del campionato tedesco sono rappresentati da Premat, Winkelhock, e dai giovani Miguel Molina e Oliver Jarvis.
E proprio al DTM ora guardano molti giovani. La categoria che in passato accoglieva vecchie glorie della F1 (anche ora, vedi Coulthard e Schumacher) sembra interessare a Edoardo Mortara e a Renger Van der Zande. Il primo, neo campione europeo di Formula 3 potrebbe entrarvi con la spinta della Volskwagen, casa che da due stagioni lo supporta. L’olandese invece dopo i fasti della Formula 3 ed un annata in GP3 con alti e bassi, valuta l’ingresso in un campionato di professionisti. Si chiude quindi il cerchio.
Non dimentichiamo poi il caso di Bourdais. Il francese, snobbato dalla Formula 1 dopo la Formula 3000 sbarcò in America dove fece scintille in Champcar. Tornato in Europa con quattro titoli in valigia, la parentesi in Toro Rosso fu priva di soddisfazioni. Ritornato in pista a bordo di una monoposto della Superleague, macchine molto pesanti simile alla Champcar, Sebastian si è subito messo dietro tutti quanti. Passato tra le file della Peugeot ufficiale, saliva sul podio della 24 ore di Le Mans 2009 con un po’ di rammarico. Nell’anno del dominio Peugeot, quel secondo posto gli andava infatti un po’ stretto, non potendo così dimostrare a chi lo aveva scaricato che non si vince solo in Formula 1. E una vittoria a LeMans resta sempre un bel biglietto da visita!
Marco Borgo
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Il problema sono i soldi. Nelle ruote coperte si può fare i professionisti, mentre nelle monoposto quasi sempre bisogna pagare (e tanto).