Considerato uno dei templi sacri dell’automobilismo europeo, il Nordschleife, il cosiddetto “anello Nord” del Nurburgring non se la passa però così bene. Secondo fonti interne allo staff che ne cura la gestione, il tracciato in disuso dal 1976 se non per la sola 24 ore del Nurburgring (in foto) e ora aperto al pubblico ha accumulato qualcosa come 400 milioni di euro di debiti.
Dopo il tragico incidente di Lauda, che solo per l’eroico intervento di Merzario non gli è costato la vita, il tracciato è stato abbandonato dalla Formula 1, in quanto poco sicuro e dispersivo nei suoi 22 km di lunghezza. A pochi metri dallo stesso sorge oggi l’innovativo tracciato di ‘soli’ 5148 metri, inaugurato nel 1984, e che oltre alla Formula 1 ha ospitato il Motomondiale, la Superbike, oltre al DTM. Il tracciato vecchio intanto è stato adibito a scopi turistici. Con un biglietto da 22 euro infatti è possibile compiere un giro con la propria vettura o moto (anche se alcuni entrano con interi pullman), e gli incidenti anche mortali che accadono mensilmente non si contano, continuando a macchiare di sangue quello che alcuni chiamano “il sacro asfalto del Nordschleife”. Inoltre la pista viene utilizzata come “metro di comparazione” tra le varie vetture. Il record sul giro attuale è infatti di 6’47” ad opera della Pagani Zonda R, che il 30 giugno scorso ha abbassato il precedente primato del Cavallino, realizzato sulla nuova 599xx.
A seguito della crisi dell’impianto tedesco, su Facebook è nato infatti il gruppo “Save the Ring”, creato dalla stessa Sabine Schmitz che ha reso nota la situazione economica del circuito con un video su Youtube. I costi per il mantenimento della pista (in disuso agonistico e antiquata, ndr) superano le entrate derivanti soprattutto dal turismo.
Marco Borgo
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