La Indycar perde una delle sue pietre miliari. Nashville. Il nuovo campionato Indycar infatti si sta orientando sempre di più verso una commistione di tipologie di tracciati diversificati. Tuttavia se questo è da una parte contrario alla natura stessa di questo campionato, che in teoria dovrebbe essere la continuazione di quel che sono stati a loro tempo la AAA, lo USAC e la IRL in tempi recenti, d’altra parte l’estinzione della CART/Champ Car, con conseguente riversamento dei suoi resti nella IRL, impone un netto cambiamento d’indirizzo. Si potrebbe dire che la Indycar sia un ibrido. Non reca più con sè i caratteri esclusivi di quel campionato che dovrebbe in teoria essere, esclusivamente basato su ovali, nè d’altra parte può affermarsi che sia una competizione trasversale come si poteva ben affermare, e a buon ragione, per la Cart. In un certo qual senso si è operata una inversione di posizioni fra elemento dominante e subordinato rispetto a quanto accaduto fra gli anni Ottanta e i primi Novanta. Fatto sta che ora più nessuno potrà avere l’onore di “schitarrare” il premio dato in consegna al vincitore dell’evento del Tenneesse.
Poco prima della gara del 2008, i commenti stessi dei piloti non erano stati benevoli e non erano serviti ad aiutare la difficile posizione del triovale da 1.3 miglia . L’obiettivo degli strali proprio la superficie particolare del tracciato. “E’ molto abrasiva e fa fare enorme fatica ai pneumatici. Ti puoi ritrovare a muro quando meno te lo aspetti. Poi è stretto e pericoloso perchè non puoi correre in due corsie ed affiancare chi ti sta davanti. Di certo quando noi piloti e squadre non riusciamo a trovare un giusto assetto per una gara diciamo sempre che non ci piace il circuito, che ci è ostile. Qui a Nashville però siamo sempre andati bene, ed il problema è che proprio non mi diverto a competere qui”- le parole di Kanaan.
“E’ sempre difficile perdere un tracciato dove sei sempre andato bene”- dice Dixon che è di diverso avviso- vincitore di tre edizioni, compresa quella di quest’anno-“E’ anche una bella location. Nashville mi evoca sempre bei ricordi, le vittorie, il pubblico entusiasta, il fatto di correre in notturna. E’ fantastico. Però io ho capacità decisionale circa i calendari”.
Danica Patrick anche sperava di essere al via il prossimo anno. “Se qualcuno degli ovali dovesse uscire, di certo mi mancheranno. Sembra che questo debba accadere per due in particolare. Io mi diverto sempre a correre in questa tipologia di tracciato. Se fosse per me tornerei a fare un campionato di soli anelli”.
Castroneves evidenzia gli stessi problemi messi in luce da Kanaan- “Se potesse essere ristrutturato l’asfalto sarebbe molto meglio. La parte posteriore della vettura fa sempre il filo ai muretti ed è difficile avere grip. E’ come correre sul ghiaccio”.
Dopo otto lunghi anni, lunedi’ scorso è stato dato il commiato ufficiale a Nashville. La stessa compagnia che deteneva la proprietà del tracciato nel corso degli anni ha visto perdere l’accordo per altre due gare importanti: Gateway Madison Square, e Dover.
Cala il sipario e scende lentamente il tramonto. In futuro soltanto Nascar.
MN
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