Dino Toso, un geniale uomo qualunque

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Si è congedato dalla vita in silenzio, così come in punta di piedi era giunto nel dorato ma al tempo stesso spietato universo della Formula Uno.
Dino Toso aveva soltanto 39 anni quando la mattina dello scorso 13 agosto, lontano dal frastuono e dai clamori dell’estate pre-ferragostana, è venuto a mancare circondato dall’affetto dei suoi cari. Chi l’aveva conosciuto, direttamente o attraverso riviste specializzate in tecnica applicata all’automobilismo sportivo, non aveva avuto difficoltà ad apprezzarne anche le doti umane, quelle stesse doti che facevano di lui un geniale uomo qualunque, quasi invisibile agli occhi del grande pubblico e forse per questo ancora più unico. Per capirsi, uno che se lo incontravi nel paddock mai avresti pensato che dietro ai trionfi della Renault ci fosse anche il suo zampino. Anche perché, come ha recentemente dichiarato Flavio Briatore che con Dino Toso ha lavorato fianco a fianco, come mai, quando esco dall’ufficio alle dieci di sera, nessun paparazzo mi aspetta fuori per fotografarmi? Inutile negarlo, il pubblico è interessato ad essere informato sul lato bello delle cose, oggi molti parlerebbero di lato glamour, della serie se Briatore va nel suo locale in Sardegna fa notizia, se invece si trova in fabbrica nella sede Renault in Inghilterra a nessuno può fregargliene di meno.
Questo è il motivo per cui soltanto i personaggi pubblici dalla vita privata interessante (o giudicata tale dai mass media) guadagnano le copertine sui rotocalchi vedendo, colmo dei colmi, ugualmente ridimensionata la portata delle loro imprese professionali. Pensiamo a Briatore: sembra che certa gente lo conosca più per il “Billionaire” che per gli eccezionali risultati ottenuti come team manager in Formula Uno. La cosa non deve fargli molto piacere. Agli altri, quelli che ai fotografi sembrano interessare poco, viene attribuita una popolarità fin troppo sottotraccia che tende a mettere ancora più in ombra le qualità individuali. Provate un po’ a domandare in giro chi ha inventato l’aspirapolvere: quante persone sarebbero in grado di rispondervi? Ciononostante tutti sanno di che cosa si tratta e a che cosa serve… come dire, tutti conoscono il team Renault, ma quanti saprebbero elencare i nomi di coloro che hanno reso possibile il raggiungimento di determinati obiettivi?

Nato l’11 febbraio 1969 da padre ligure e madre olandese, l’ingegner Toso lavora inizialmente nel campo dell’industria aerospaziale italiana. Nel 1995 il primo approccio col mondo delle corse al servizio della Bmw, all’epoca impegnata nel programma Gran Turismo. Non ha ancora compiuto 30 anni quando nel 1996 sbarca in Formula Uno nel ruolo di race engineer in Jordan. E’ grazie anche alla sua collaborazione se il team irlandese ottiene il primo successo della sua storia, nel Gran Premio del Belgio a Spa-Francorchamps edizione 1998, con un Damon Hill ancora capace di far vivere alla squadra dell’istrionico Eddie Jordan una domenica da leoni. Nel 2001 segue il collega Mike Gascoyne alla Benetton le cui strutture verranno interamente rilevate dalla Renault a partire dall’anno successivo. Il 2002 segna quindi il ritorno in Formula Uno del marchio Renault. La Casa francese, già presente in Formula Uno in forma ufficiale per un breve periodo tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, si era poi infatti limitata a fornire i propulsori a diversi top team (Williams, Benetton) senza più voler apparire in prima linea come Costruttore. Ai vertici della Casa si decide però che è giunto il momento di rinverdire i vecchi fasti ricominciando da zero l’insidiosa scalata che nel migliore dei casi può portare sul tetto della Formula Uno. Altrimenti per un Costruttore con un nome di peso come Renault si può soltanto scivolare nel baratro. Urge dimostrare di saper vincere entro un paio d’anni, in caso contrario non si è nessuno.

Accade così che sul finire del 2003 Dino Toso assume la qualifica di capo del reparto aerodinamico di Renault F.1 in sostituzione di John Iley, appena ingaggiato dalla Ferrari. Una promozione voluta da Flavio Briatore, che ha sempre stimato moltissimo quel ragazzone dall’aria atletica, il sorriso aperto, una capacità di sintesi eccezionale, che prima di approdare a Enstone aveva lavorato alla Bmw e in Jordan, riportava il quotidiano La Gazzetta dello Sport in un memorabile articolo firmato Pino Allievi intitolato “Le due battaglie di Toso: il cancro e la F.1” del 12 aprile 2007. E proprio nel 2003, al suo secondo anno di presenza nel Circus, per la Renault modello R23 arrivano le prime soddisfazioni. L’auto ha finalmente raggiunto un discreto livello di competitività, anche se ovviamente non può rivaleggiare con la triade composta da Ferrari, McLaren e Williams. In squadra sta comunque facendosi le ossa un giovane pilota, l’ennesima creatura lanciata dal vulcanico Managing Director Flavio Briatore, un ragazzo che sembra promettere molto bene per il futuro. Il suo nome è Fernando Alonso, vincitore di un Gran Premio nel 2003 con l’ancora acerba Renault R23 in Ungheria. Ma il merito di indirizzare la squadra sulla strada giusta non potrà essere attribuito al solo Alonso. L’onore e l’onere di regalare la vittoria della svolta alla Renault dell’asse Briatore-Symonds-Toso spetterà infatti all’abruzzese Jarno Trulli in un caldo fine settimana monegasco. Pole position il sabato, vittoria la domenica. E poteva essere doppietta, senza un errore di Alonso che prima di finire contro il muretto appena fuori dal tunnel occupava saldamente la seconda posizione dietro al più esperto compagno di squadra. C’era ancora qualcuno, dopo il Gran Premio di Monaco del 2004, che nutriva dei dubbi sulle potenzialità dello squadrone Renault? Rispondere affermativamente equivaleva ad ammettere di avere delle belle fette di prosciutto sugli occhi.

Chiaro che da qui a prevedere ciò che sarebbe accaduto nelle due stagioni successive… 7 pole position e 8 vittorie nel 2005, 8 pole position e 7 vittorie nel 2006, in buona sostanza due titoli mondiali Piloti con Alonso e due Costruttori col duo Alonso-Fisichella. Contro la Ferrari di Michael Schumacher, oltretutto. Lo stesso Michael Schumacher che a fine 2006, perso ancora una volta il mondiale, deciderà di abbandonare la Formula Uno, influenzato in buona parte dai perentori successi del rivale Alonso, indiscusso condottiero dell’arrembante Renault. Già, ma dove eravamo rimasti? Ah certo, Dino Toso. Le vittoriose Renault R25 e R26 che hanno dominato sui circuiti di tutto il mondo nel biennio 2005-2006, per quanto riguarda l’aerodinamica sotto tutte figlie sue. Di Giancarlo Fisichella, scudiero di Alonso promosso a pilota di punta nel deludente 2007, Toso diceva: quando sono entrato in F.1, nel ’96, incontrai Fisichella al primo test con la Jordan. Era un pilota fantastico, con un talento incredibile. Il talento non si perde mai, Giancarlo deve solo avere fiducia in se stesso. I valori in campo in Formula Uno spesso variano velocemente, così è stato anche per Renault, complice il ricorso alla monogomma dopo anni di duopolio che vedevano Bridgestone confrontarsi con Michelin. Eppure, coperture a parte, il progetto R27 era già partito male sul nascere. In squadra si faceva anche sentire la mancanza di un leader come Alonso, questo sebbene i problemi fossero al 70% imputabili ad una vettura incostante nelle prestazioni. Stesso leit-motiv quest’anno, nonostante l’inaspettato ritorno di Alonso in Renault. Anche la R28 ha deluso, l’obiettivo è rimasto quello di lottare per il quinto-sesto posto quando va bene ed è fin troppo chiaro che la classe di un campione del mondo in questi casi può fare molto poco. Tante cose sono cambiate dal 2006, anno in cui la Renault R26 si confermò in cima alle classifiche per il secondo anno consecutivo sia tra i Piloti che tra i Costruttori. Il Managing Director si è comperato una squadra di calcio militante nella seconda divisione inglese, i Queens Park Rangers, ha inoltre scoperto di soffrire d’un brutto male in seguito al quale è stato sottoposto ad un’operazione chirurgica ottenendo peraltro pieno supporto psicologico da parte dello stesso Toso. Per arrivare poi al recente matrimonio tra il manager piemontese e la showgirl Elisabetta Gregoraci. Mi trovo molto bene – dichiarava Toso a proposito del suo rapporto con Briatore. Non è un amico, ma mi fido. È una persona chiara, sa sempre cosa vuole. Mi dice: quanta gente ti serve per realizzare una nuova macchina? Mi dà le risorse e poi mi lascia da solo a programmare. Non è di quelli che ti stanno addosso. Sullo scambio di idee circa i problemi di salute che avevano colpito prima lui e poi il manager Renault: sì, perché anch’io mi sono trovato in una situazione simile. A me è andata abbastanza bene e lui, sapendolo, ne ha tratto fiducia e coraggio. Nell’aprile del 2004, i medici mi dissero che non avevo possibilità, che avevo poche settimane di vita. Invece sono qui. E questo ha aiutato Flavio. Oggi lui sta bene, io pure – annotava ancora Pino Allievi nell’articolo comparso il 12 aprile 2007 su La Gazzetta dello Sport.

Dino Toso non ha mai smesso di lavorare in Formula Uno raccogliendo i maggiori successi proprio nel periodo concomitante all’aggravarsi della sua malattia. Negli ultimi mesi tutto sembrava essersi miracolosamente risolto. Almeno fino al 17 giugno 2008, cioè quando l’ingegnere aerodinamico ha deciso di abbandonare ogni incarico in Renault F.1 ufficialmente per affrontare nuove stimolanti sfide nel panorama dello sport automobilistico. Voglio ringraziare Flavio Briatore e Bob Bell per il loro sostegno sia professionale che personale durante la mia carriera in seno al team Renault F.1 e per i successi vissuti assieme, sono le sue parole al momento dell’interruzione del rapporto con la Casa francese. Una separazione inattesa che subito fa nascere più di un dubbio sul suo reale stato di salute. Meno di due mesi più tardi il tragico epilogo riassunto in un desolante comunicato diramato dalla sua ex squadra che aveva contribuito a rendere vincente: è con grande tristezza che il team Renault conferma che l’ex direttore dell’Aerodinamica, Dino Toso, ha perso la sua battaglia contro la malattia questa mattina ed è morto pacificamente nella sua casa. Dino ha contribuito alla costruzione di uno dei dipartimenti di aerodinamica di più successo nello sport, aiutando la Renault a vincere due volte i titoli Piloti e Costruttori. Il suo contributo al team, i suoi risultati e il suo coraggio nell’affrontare la malattia, sono una ispirazione. Ci mancherà enormemente e il pensiero di tutta la squadra va immediatamente alla sua famiglia.

Ermanno Frassoni

www.frassoni.com

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1 commento su “Dino Toso, un geniale uomo qualunque”

  1. Questo a conferma che gli ingegneri italiani sono persone validissime. Dobbiamo un grazie a Briatore perchè dopo i boss inglesi, Ecclestone e Mosley, c’è subito lui. Ottimo articolo collega!

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