a cura di Alessandro Roca.
Un blogger neanche vent’enne che scrive un articolo su Gilles Villenueve è un qualcosa di profano. Ma la febbre Villenueve, come la descrisse Marcello Sabbatini su Autosprint, non conosce l’età delle sue vittime. E così a Fiorano, oggi 8 maggio 2012, si sono ritrovati grandi e piccini, tutti insieme animati dalla stessa venerazione per il canadese volante.
E’ un clima surreale, una vera e propria pasqua motoristica una resurrezione in piena regola: la 312T4 del mondiale del ’79 torna a ruggire li dove è stata concepita: la pista di Fiorano.
Scrivere ciò che si prova è quasi impossibile. Anche e soprattutto per un ragazzo che Gilles l’ha visto solo su giornali, video e foto su internet. Per questo motivo mi limiterò a scrivere solo alcuni aneddoti che ben descrivono la giornata di oggi e la passione sfrenata dei ferraristi duri e puri.
Un signore distinto che ha passato la 50ina, parcheggia la sua berlina tedesca a qualche metro dal famoso “tornantino”, scende dalla vettura e si leva giacca e cravatta e si tira su le maniche della camicia. Con passo frettoloso, ma sicuro, si avvia verso quello che è stato per lui un luogo dove ha passato la gioventù: il “traliccio”. Il traliccio è propriamente un traliccio della luce dove ci si arrampicava per vedere girare le vetture della casa di Maranello. Oggi su quel traliccio non c’era posto. All’arrivo del signore, si sente una voce squillante parlare in dialetto modenese: “Toh! Eccolo va! Dopo trent’anni non ti ricordavi più dov’era?”. Un gruppo d’appassionati si ritrova dopo tanti anni nello stesso posto della gioventù, condendo il tutto con lacrime e abbracci.
Qualche metro più in la si scorge una polo giallo Modena con tanto di scritta “Agip” sul petto. Un signore con baffi e capelli bianchi appoggia la sua scala alle transenne, imbraccia la sua fotocamera reflex e si arrampica sulla rete. Sembra follia, ma sono scene ordinarie in quel di Fiorano.
Un vecchietto racconta fiero d’esser stato al Mugello in occasione dei recenti test di F.1, fiero di seguire la sua Ferrari anche in trasferta. Dopo alcuni giri di Jacques, torna a raccontare gli aneddoti di Gilles: quando cadde giù dal ponte di Fiorano, i primi test con la Ferrari ed il suo modo di girare in pista ed il suo modo d’esser fuori dal tracciato. Finiti gli aneddoti tra sè e sè si lascia sfuggire una frase che è il manifesto della febbre Villenueve: “Dio bono come andava Villnof“. Già, perchè i modenesi D.O.C. il suo nome lo pronunciano così…
Jacques ha percorso neanche una quindicina di giri, i primi dei quali ad una velocità bassissima e non senza aver difficoltà nell’inserire le marce. Al terzo passaggio del tornantino, ha dovuto dare qualche “sfollata” per far inserire la marcia ed un tifoso ha urlato: “Nooo Jacques! Non romperla ti pregooo!”. In questo impeto di tifoseria ha quasi fatto cadere il bimbo che gli era in braccio.
La dimostrazione si era conclusa, e dopo un breve giro per Maranello con mio padre, uno che la febbre Villenueve l’ha vissuta sul traliccio, ci siamo fermati ad una trattoria nei pressi degli stabilimenti Ferrari per gustarci il piatto preferito da Gilles: tortellini alla panna. Si parlava, come ovvio, dell’esperienza appena vissuta e delle emozioni provate, quando ad un certo punto mi sento fissare da un uomo che siedeva al tavolo accanto al nostro. Accortosi che io lo stavo guardando, con gli occhi lucidi mi dice: “Perdonami se origliavo, ma oggi non si può parlar d’altro!”
Ebbene si, dopo trent’anni si parla ancora di Gilles. Accorsi da ogni parte del globo per onorare quello che è, a mio personalissimo avviso, il più grande pilota di tutti i tempi. Chissà cosa penseranno i nostri figli ed i nostri nipoti quando proveremo a spiegargli piangendo cos’era la febbre Villenueve, e chi era l’Aviatore. Saranno le favole che gli racconteremo quando li metteremo a dormire….
SALUT GILLES!
8/5/2012
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