Che il boss Bernie Ecclestone fosse avvezzo a dar ordini è noto a tutti. E questo lo ha reso inviso a molti a lungo andare. Che avesse il vizio anche di dare consigli e direttive “disinteressate” lo abbiamo imparato negli anni. E non fu da meno , a metà campionato nel 1995, quando il destino di Michael Schumacher sembrava legato maggiormente alla Mclaren, e quello di Jacques Villeneuve alle corse americane.
Voci insistenti della stampa di dieci anni addietro ed oltre, riportavano la notizia che il patron del circus avesse intrapreso colloqui molto lunghi e fitti con l’allora direttore sportivo della Ferrari Jean Todt, per convincerlo a puntare in modo deciso all’accoppiata assortita M.Schumacher e J.Villeneuve per l’annata 1996. Nel tentativo di vincere il mondiale , ovvio. Non era dello stesso parere, però, il francese che sperava di ingaggiare il primo, e tentare di affiancarlo ad uno dei due veterani della Rossa. Berger o Alesi. Uno molto probabilmente sarebbe andato via, e la stagione fu un tira e molla in casa Maranello, nel tentativo di ricomporre e ricucire i rapporti ormai logori fra piloti e dirigenza. Un pò per i famosi risultati che sembravano non arrivare mai, solo una continua incostante crescita. Un pò per questioni di rinnovi contrattuali.
Se il tedesco di Kerpen fosse arrivato in Italia, se ne sarebbe andato certamente l’austriaco Berger, che avrebbe mal sopportato un’eventuale convivenza con lui. Era stato fatto il Ferrari-bis, avrebbe fatto lo stesso con la Mclaren. L’offerta da parte di Ron Dennis c’era. Il sostegno e il consenso di Mika Hakkinen anche.
Per quanto riguarda Alesi, la vittoria di Montreal e le splendide gare di Belgio e Suzuka non valsero a convincerlo. O meglio, lui sarebbe rimasto più che volentieri, per lo meno per un senso di dovere e rispetto verso il pubblico italiano che lo aveva sempre sostenuto. Non certo per l’atteggiamento spocchioso di Todt, che platealmente aveva più volte detto di preferire nelle gerarchie Berger.
Il manager di Villenueve , Craig Pollock, quell’anno fece una comparsa a Montreal per sondare il terreno in vista di un eventuale prossimo debutto del canadese in F1. Sembrava però che in pochi fossero interessati a lui. Stava di certo facendo bene in America, ma le offerte consistenti da parte di scuderie di primo rilievo non erano ancora arrivate. A stagione inoltrata si parlò di un test con la Benetton e un pre-accordo con la Sauber, che gli avrebbe permesso, dopo aver vinto il campionato Indycar, di disputare le ultime cinque gare del calendario della stagione 1995. Questo sarebbe servito a svezzare le sue capacità di adattamento alla nuova serie, e al team svizzero sarebbe stato motivo di lustro ed orgoglio, visto che da debuttante aveva trionfato alla sua prima nella Cinquecento Miglia di Indianapolis.
Possiamo proprio dire, che Ecclestone consigliò bene la dirigenza Ferrari in quell’occasione…
Share this content: