Ottobre 1976. Da mercoledì 6 a sabato 9 si corre la 14°edizione del Rally di Sanremo. E’l’ottava prova di un Campionato del Mondo che per il terzo anno consecutivo finirà nelle mani della Lancia che con la sua Stratos, già ribattezzata “l’ammazza rally”, dispone di una vettura che non ha rivali. La gara ligure propone il classico menù di prove speciali che si alterneranno prima sui fondi sterrati della Toscana e a seguire sugli asfalti dell’entroterra ligure.
La squadra ufficiale Lancia, in livrea Alitalia, presenta al via tre equipaggi: il collaudato duo formato dal “Drake” Sandro Munari e Silvio Maiga, lo svedese Bjorn Waldegard in coppia con il connazionale Hans Torzelius e per finire i giovani Lele Pinto ed Arnaldo Bernacchini.
Le Lancia vanno subito all’attacco, la prima tappa si chiude prevedibilmente con Sandro Munari, al comando davanti al compagno di squadra Bjorn Waldegard (vincitore l’anno precedente), al portacolori della Fiat, Maurizio Verini, con la 131 Abarth, ed alla terza Stratos ufficiale, quella affidata a Lele Pinto. All’inizio della seconda frazione a causa di una rottura si ferma Verini e così le Lancia ufficiali occupano i primi tre posti della classifica, seguiti dalla Stratos privata di Tony Fassina e da Ballestrieri con la Opel Kadett Gt.
Quando è chiaro che la vittoria sarà un affare privato del team Lancia, parte l’ordine di scuderia che porterà ad un finale emozionante e clamoroso che ancora oggi è nella mente degli appassionati.
Cesare Fiorio, responsabile dal 1963 al 1988 del reparto corse Lancia e poi Fiat, in una recente intervista ricorda con emozione che quella volta toccò a lui prendere una decisione sulla vittoria tra Munari e Waldegard: ” ..stavamo dominando la gara con le Lancia Stratos ma non potevo permettere che due equipaggi della stessa squadra si scannassero tra loro, e ancor peggio, che distruggessero le vetture contro qualche muro. Dopo due giorni di gara decisi di fermare le ostilità tra questi due piloti e garantii loro che la decisione su chi avrebbe vinto sarebbe stata sportiva e che il successo non sarebbe stato assegnato a tavolino”. L’ultima tappa vede in testa lo svedese con il risicato margine di 4″ su Munari; Fiorio ricorda ancora: “stavano dando il massimo tutti e due e quei 4″ erano fittizi. Pertanto facemmo in modo che le due Stratos di Munari e Waldegard giostrassero tra di loro ed arrivassero all’ultima prova, quella del Colle Langan, praticamente alla pari. Il distacco era di 4″ e bastava ritardare la partenza del leader. Chiamai quindi i piloti e mi presi il rischio di farli scannare su questa speciale. Avrei anche potuto ordinare di mantenere le posizioni come avevamo fatto per due giorni ma non lo feci: non mi sembrava sportivo! Decisi che chi fosse andato più forte sul Langan sarebbe stato il vincitore del rally.”
Il “Drake” Sandro Munari ricorda con una certa amarezza quel Sanremo:“Dopo tre giorni di gara ero secondo alle spalle di Waldegard nonostante avessi rotto l’ammortizzatore anteriore destro e il motore avesse continui problemi. Il mattino dell’ultimo giorno di gara, Cesare Fiorio decise che la vittoria ce la saremmo giocata ad armi pari sull’ultima speciale. Waldegard non era d’accordo, sapeva che sull’asfalto l’avevo sempre battuto! Visto che dovevo giocarmi tutto in quella speciale,nella quale la prima parte era veloce in salita, la seconda stretta con tornanti in discesa, chiesi ai meccanici di sostituirmi l’ammortizzatore: fino ad allora la Stratos era risultata sottosterzante e quindi, prima di partire, diminuii di una tacca la barra antirollio per dare più sovrasterzo.”
Estraneo alle manovre del team ufficiale, Tony Fassina, ricorda le emozioni di quel rally e di quell’ultima famosa prova speciale : “…alla partenza dell’ultima prova di quel Sanremo ero quarto dietro alle Stratos ufficiali di Waldegard, Munari e Pinto. Ebbi tutto il tempo di scendere dalla mia vettura ed assistere alla partenza dello svedese. Sul Colle Langan i due piloti, separati da appena 4″, si sarebbero giocati la vittoria. La Stratos aveva raggiunto la massima evoluzione, quando il cronometrista scandiva gli ultimi secondi prima della partenza ed il motore 12 valvole raggiungeva il massimo dei giri, la vettura sembrava un missile sulla rampa di lancio. Ma ecco che, terminato il conto alla rovescia, Nick Bianchi, braccio destro di Fiorio, per azzerare il vantaggio di 4″ che il pilota svedese aveva nei confronti di Munari, impedisce alla Stratos numero 4 di partire; sono stati 4″ secondi interminabili, 4″ in cui vidi lo sguardo confuso ed attonito degli spettatori che affollavano il bordo strada, 4″ che per il pilota devono essere sembrati lunghissimi; quando poi Bianchi diede finalmente il via, lo svedese schizzò via come un fulmine.”
Arrivato in cima al Langan, secondo chi prendeva i tempi su quella prova, Waldegard era davanti di 8″; Munari invece a causa delle modifiche apportate, si trovava con una vettura troppo sovrasterzante che tendeva ad intraversarsi in tutte le curve veloci; deciso a giocarsi il tutto per tutto si buttò giù nella discesa riuscendo però a recuperare solo metà dello svantaggio, regalando così la vittoria al compagno di squadra. Ed i 4″ di distacco tra Bjorn e Sandro passarono per sempre alla storia delle corse.
Giovanni Zandegiacomo
Share this content:
Errata corrige: il motore della stratos di Waldegard non era 24 valvole ma 12 valvole. La versione 24 valvole nonostante facesse guadagnare alla Stratos una quarantina di cavalli in più e la rendessero più scattante, per contro la rendevano decisamente nervosa e difficile da guidare, per cui questa variante venne impiegata sopratutto nelle gare su pista e meno nei rally dove si preferiva una vettura dalle reazioni più controllabili.
questa rubrica mi piace sempre di più 😛