Indycar- US Team tiene d’occhio Danica e Scott Speed

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L’affare ancora deve essere ufficializzato (lo sarà tra la fine di Febbraio e l’inizio del mese di Marzo ndr), ma il team U.S. team,  che vuole insistentemente partecipare al campionato Formula Uno a partire dal 2010, sta già scegliendo i piloti su cui puntare.

Ovviamente non sappiamo se si tratta di pure speculazioni o se ci sia un fondo di verità, ma molte testate giornalistiche statunitensi ed anglo-sassoni riportano la notizia: il team avrà un organico di almeno cento persone, un budget di sessantaquattro milioni di dollari e, soprattutto, punta ad avere uno schieramento piloti tutto statunitense. I prescelti sono rispettivamente  Danica Patrick, direttamente dal Wisconsin e della IRL/Indycar Series, e Scott Speed vecchia conoscenza relativamente recente della Gp2 Series e della Toro Rosso, ora impegnato nel campionato Nascar.

La scuderia, a quanto sembra, sta lavorando su diversi candidati, e la stampa internazionale, forse volutamente per la risonanza mediatica, sta spingendo su queste due opzioni in particolare, tra l’altro ritenute ai più, ovvie per i motivi che andremo ad esporre.

Scott Speed è un nome che evoca l’idea di un pilota con formazione europea su circuiti misti e stradali. L’ex compagno di Vitantonio Liuzzi in Toro Rosso ha già calcato scene importanti, ed arrecherebbe, dunque, quel bagaglio di esperienza che al giorno d’oggi è indispensabile in F1. Per quanto riguarda Danica, anche lei con un passato ed un background europeo, sembra trattarsi più che altro, fermo restando le sue qualità indiscusse, di un’ operazione commerciale volta a riportare in F1 una donna dopo l’esperienza poco felice di Giovanna Amati nel 1992.

Conferme e non smentite arrivano, d’altro canto, anche dai diretti responsabili dell’operazione. Lo stesso Ken Anderson direttore tecnico del futuro team USF1, ammette l’esistenza di un interesse per Danica , avvalorando l’ipotesi che vorrebbe un suo potenziale arrivo, incentrato soprattutto su una precisa finalità  – “Lei è fenomenale dal punto di vista della risonanza mediatica. Attira su di sè molto interesse da parte della stampa, sia quella sportiva che non”.

In una telefonata alla “The Associated Press” fa sapere di essere intenzionato a far arrabbiare Tony George, gestore del campionato Indycar Series – ” Tony George sicuramente non sarà felice se dovessimo costringerla ad emigrare in F1, ma vedremo come si evolverà la situazione in futuro. Non conosco ancora le sue intenzioni, ma vorremmo facesse almeno un test per noi “. Effettivamente l’ipotesi di un test, poi annullato, c’era stato a suo tempo, quando lo scorso anno la Honda le aveva offerto di provare nei tests invernali. Nick Fry allora direttore responsabile del team e la stessa Danica avevano smentito un interesse reciproco al che si finalizzasse l’operazione.

Scott Speed è l’altro pilota di cui si parla insistentemente. Ha corso ventotto gare per la Toro Rosso fra il 2006 ed il 2007 prima dell’arrivo di Vettel, ed il suo nome compare assieme a quelli di Conor Daly, figlio di una vecchia conoscenza della F1, Derek Daly, e Josef Newgarden, entrambi impegnati nelle categorie junior in Europa.

Il team avrà la sua base ufficiale negli States a Charlotte (New Connecticut), mentre si cerca anche di avere una filiale in Europa nel nord della Spagna, forse  proprio nello stesso quartier generale della Epsilon Euskadi – “Stiamo in trattative con Sergio Rinland per avere delle possibilità di stabilirci a Gipuzkoa. E’ una bellissima località, certamente il nostro obiettivo primario. E poi la Spagna è una nazione molto legata al motorsport, soprattutto d’inverno visto che molti tests si tengono a Jerez , a Montmelò e al Ricardo Tomo di Valencia. Per noi sarebbe comodissimo”.

Anderson poi parla a ruota libera dei problemi che affligono oggi la Formula Uno, un categoria molto diversa da quella che egli ha vissuto tempo addietro.

“L’uscita della Honda a Dicembre non mi ha impressionato più di tanto perchè erano in difficoltà ed i loro interessi si erano spostati altrove. Quel che mi preoccupa , invece, sono le modalità di gestione che i dirigenti della Federazione hanno tenuto per molti anni a questa parte: hanno lasciato che le grandi case costruttrici prendessero il sopravvento facendo morire i privati, ed ora nessuno vuole più spendere per via del contenimento dei costi. I grandi marchi si stanno ritirando e questo andazzo continuerà ed avrà esiti più incisivi della ritirata singola della Honda, mentre alle scuderie che c’erano prima, ora sono precluse tutte le attività. Frank Williams è l’unico che grazie a compromessi e sacrifici non ha abbandonato il timone della nave, Ron Dennis mantiene solo formalmente la proprietà della Mclaren, Eddie Jordan ha ancora il suo team ed aspetta invano di rientrare, e tutti loro hanno a fine anno la necessità di rientrare nelle spese, pena la loro scomparsa. Devono gestire oculatamente il loro patrimonio. Queste operazioni mirate le case costruttrici in questi anni non le hanno mai fatte ed i risultati poco incoraggianti sono agli occhi di tutti”.

MN

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